Io dico la mia...
Bolero...
Io credo che la storia d'amore descritta in questo testo sia servita solo da pretesto a Claudio per denunciare, in realtà, la propria ostilità verso l'ineluttabilità del "sistema vita".
Si parte dalla descrizione dei due, per giungere a conclusioni riguardanti la vita in genere, e non più solo "i due".
La cosa sconcertante è che Claudio qui vede tutto nero!
"la scenografia
dei tuoi appartamenti
buia sacrestia della teatralità"
Si comincia con i lughi in cui lei vive, che per lui sono lo specchio di una finzione, una teatralità vissuta.
"la diplomazia lavabiancheria
dei miei chiarimenti
solita amnesia della tranquillità"
Poi si passa all'autocritica: qui Claudio analizza il suo fare da diplomatico anche all'interno della coppia, denudandolo nella sua essenza: smaschera questo atteggiamento, mostrando che serve solo a "lavare" i propri e glio altrui errori, quasi fossero panni sporchi, così da aggiungerli al dimenticatoio ("solita amnesia") per una rinnovata tanquillità.
"la didascalia
dei tuoi atteggiamenti
sacra liturgia della formalità"
Ora di nuovo lei. E a Claudio non va bene niente! :-) Passa in rassegna gli atteggiamenti della sua lei e li vede come una banale formalità, una liturgia. Qui, sebbene velati, vi sono i primi tratti del vero scopo del testo: il male di vivere.
"L'autobiografia enciclopedia
dei miei mutamenti tormenti
meteorologia della scontrosità
e della codardia"
Ancora lui. E' qui è durissimo: riguarda ala sua vita passata, rivisita i suoi cambiamenti, sempre nati da tormenti interiori. Ma guarda il tutto con un occhio accusatorio: si auto-affibbia termini come scontroso e codardo, che probabilmente riguardano il suo rapporto con la vita. Qui appare più chiaro quanto detto circa lo scopo della canzone.
"e ci baciamo là
sopra il boccascena
dell'ultima cena di chi tradirà
e un'altra volta in più già
ci si uccide la passione
dentro un'auto nel burrone
la spingiamo giù"
Qui è inevitabile osservare l'ineluttabilità degli eventi che accadranno, a prescindere dal presente ("e ci baciamo la"), perchè il presente stesso è parte di una sceneggiatura già scritta ("sopra il boccascena"), ma c'è dell'altro... Un elemento molto interessante lo troviamo nel fatto che sono loro due a spingere giù l'auto della passione: è come se Claudio volesse dire che è si vero che è tutta una sceneggiatura già scritta, ma è vero anche che è il nostro modo di essere che ci delinea davanti un futuro già scritto. E' come se la natura umana, avesse redatto un copione, affine alla sua natura.
Il futuro è già scritto e accadrà inevitabilmente, ma è l'umanità ad averlo scritto.
"...ma
siamo sempre qua
storie in bianco e nero
dove abbiamo solo
un ruolo fisso da comparsa
nelle file di un bolero
e tutto il resto e farsa"
Bellissimo il ritornello, esemplare nella sua efficacia. Anche se è fin troppo "leopardiano"...
Ora Claudio non parla più di quei due... siamo tutti ad essere sempre qua, come comparse retoriche e prive di potere, in un film monotono e antico ("storie in bianco e nero"). Claudio piuttosto che parlare di film, parla di un ballo, il bolero. E' questa un'altra scelta interessante: pensare ad un film in bianco e nero, può perfino dare un retrogusto di antico, piacevole. Ma un ballo monocromatico, perde gran parte della sua forza: i colori, l'espressività, la scenografia che con due soli colori ha davvero poco senso... poi pensate ad un ballo spagnoleggiante (che a me fa venire in mente il rosso) in cui vi siano solo il bianco e nero....
"noi venimmo qua
facce da straniero
dentro questa scena
oscena per non farne a meno
altro giro di bolero
ed un altro sorso di veleno"
Altra frase bellissima. Claudio non si identifica nell'essenza di questo mondo, così come lui l'ha descritto: si sente uno straniero. E guarda alla venuta in questo mondo (nascita) come ad un evento di cui non poteva farne a meno e questo vale per tutti (nessuno sceglie di venire al mondo...). E nel mezzo di queste riflessioni da esistenzialista, si ritrova a dover vivere: quindi, un altro giro di bolero, e l'ennesimo sorso di veleno.
"la radiografia
dei miei giuramenti
vaga profezia della meschinità"
Ora ricomincia ad analizzare se stesso e la sua lei, ma comincia parlando di se: dovere di eleganza! Ancora una volta, ipercritico e ancor più vero nell'eporre se stesso, Claudio si da del meschino, riguardando ai suoi giuramenti: si sa, questi avvengono quasi sempre per scivolar via da situazioni imbarazzanti... soprattuto in coppia...
"la coreografia scelta simmetria
dei tuoi turbamenti
nuda rapsodia della sinuosità"
Anche qui, Claudio vede i turbamenti della sua lei, come un qualcosa di già scritto, una coreografia inventata per rendere artistica, melodica, epica ("nuda rapsodia"), la sinuosità, propria di una donna.
"la tappezzeria
dei miei pentimenti
fiacca parodia della maturità"
di nuovo il dito puntato sontro se stesso: e stavolta sono i propri pentimenti ad essere banalizzati, ironizzati, ricondotti ad una fiacca parodia della maturità.
"la cineseria micro chirurgia
dei tuoi sentimenti lamenti
pura maestria della fragilità
e della tirannia"
Bellissimo!!! A voler guardare con un'occhio da cinese (fategli vedere un orologio e vedrete se il giorno dopo non ve lo riproducono esattamente!) o da microchirurgo, i sentimenti di una donna, ci si accorge che sfociano sempre in lamenti che in se stessi mostrano la debolezza("fragilità") e il potere("tirannia") di una donna: La debolezza di una donna è il suo punto forte!!! Gli uomini sono schiavi e servi indefessi della donna, proprio per questo!!! Perchè è impossibile resistere alla fragilità di una donna. Così, non si può che essere assoggettati.
"e se il mio cuore sta
fermo alla frontiera
tu ti mostri fiera della vanità
perché‚ ci sono anch'io la
tra i tuoi ninnoli d'avorio
a suonare il repertorio
di un eterno addio"
Altro capolavoro.
Lui è li, sul confine del "coninuo o scappo via?" e lei è fiera di se stessa e del suo potere su di lui. Perchè lui è li nonostante tutto ed è diventuo un oggetto, un soprammobile che non può far altro che inscenare il repertorio di un eterno addio, perchè non ha la forza di dire addio, perchè non vuole dire addio, perchè spera si possa tornare indietro.
"..ma
siamo sempre qua
chiusi in un mistero
che l'amor sia tutto
e tutto ciò che noi sappiamo
dell'amore che e un bolero
in cui ci muoviamo"
Qui è il senso della canzone. L'amore è ciò che inevitabilmente diviene croce e delizia, scoperta e mistero, dell'uomo comune. Fondamentalmente, siamo incarcerati nella grandezza dell'amore che riempie una vita fino a divenire il "tutto", ma nel contempo il carcere che ci tiene imprigionati è il fatto stesso di non riuscire a capire l'amore, di non poterlo "descrivere, assimilare, schematizzare" ("tutto ciò che non sappiamo dell'amore"). Ma tutto sommato, anche l'amore è un bolero, un copione già scritto, un sistema che non abbiamo inventato noi, ma nel quale ci muoviamo come marionette.
"noi saremo qua
tra il falso e il vero
il bene e il male
quando voleremo
digitando uno e zero
in una realtà virtuale
o contando il tempo di un bolero"
Qui Claudio semplicemente ribadisce che ogni tempo, ogni luogo, ogni sistema, fa parte di quel'inevitabile a cui siamo assoggettati. E allora, che sia vero o falso, che sia il passato o un futuro in cui sarà possibile quel che oggi è impossibile ("quando voleremo digitando uno e zero"), noi saremo la, in una nuova realtà virtuale, o nel semplice bolero di sempre.
Spero di esser stato chiaro e di aver centrato l'intenzione di Clà. Ma tanto lo sappiamo tutti: le intenzioni degli autori, alla fine, le conoscono solo loro!
Ciao!