Un giorno con i controllori nel metrò
Se c'era bisogno di una conferma...
Da un articolo del Secolo XIX
Controllori metrò, missione impossibile
LA PROVA Un nostro cronista ha trascorso una mattinata sul mezzo pubblico per seguire il lavoro dei verificatori dell'Amt
Caccia aperta ai viaggiatori a scrocco, ma sanzionare chi fa il furbo è quasi impossibile Non possono identificare gli utenti: multe "sulla fiducia" a chi dice di non avere documenti
Un'ora e mezza di tempo "persa" per riuscire a identificare una passeggera extracomunitaria che viaggiava sul metrò senza biglietto e senza documenti. Il resto della giornata trascorsa a saltare su e giù da un convoglio all'altro, facendo multe a raffica, tra gli insulti dei più maleducati: alla fine della mattinata i verbali sono parecchi, contestati a italiani e stranieri di tutte le nazionalità, ma la fatica è stata tanta. E gli utenti controllati molto pochi.
È dura la vita per i verificatori dell'Amt. Quando va bene si muovono in coppia nell'underground genovese. Uno "spalleggia" l'altro. Altrimenti devono girare da soli con tutti i rischi che comporta: le minacce e le aggressioni sono molto frequenti. Impossibile ottenere un commento dai diretti interessati: «Rivolgetevi all'azienda». L'unico modo per capire come lavorano e come "si muovono", è stato quello di seguirli per qualche tempo.
I verificatori hanno un tesserino che attesta il loro status: sono agenti di polizia amministrativa. Ma non hanno il potere della polizia giudiziaria. Insomma, non possono procedere direttamente all'identificazione dei viaggiatori, devono chiamare vigili urbani, la polizia oppure i carabinieri. E allora tutto si complica. Anche perché, sotto terra, i cellulari non prendono. E quando c'è bisogno di aiuto, perché la situazione diventa critica, chiamare "rinforzi" diventa un problema. «I controllori che lavorano nel metrò - dice Mauro Nolaschi della Faisa - sono lasciati al loro destino. Sarebbe auspicabile istituire un posto di polizia. Lavorare sottoterra è difficile, presenta difficoltà maggiori: sei isolato dal mondo».
Non è facile controllare chi sale sul metrò, anche perché per passare da un convoglio all'altro bisogna scendere in stazione, i vagoni non sono tutti uniti come sul treno. Tra una fermata e l'altra, poi, non c'è tempo per verificare tutti. E basta un passeggero senza biglietto per mandare all'aria le verifiche degli altri.
«Prego signori, favorite i vostri biglietti». Vanno avanti così, da un vagone all'altro, i due verificatori in azione. Molti viaggiatori mostrano l'abbonamento, altri sventolano il ticket. Qualcuno, e non sono pochi, non l'ha timbrato. Ma accertare "viaggiatori a scrocco" non è così facile. Appena il treno si ferma in stazione si aprono le porte. Per uomini e ragazzi sorpresi in difetto scappare a gambe levate è un gioco da ragazzi. Accade molto spesso. Non ci sono neppure le barriere in uscita, come ad esempio a Parigi, a rallentare la fuga.
«Ecco il mio biglietto. Timbrato? No, non l'ho timbrato. Non so come si fa». Dai tratti somatici si direbbe che arrivi dai Balcani, questa donna straniera che probabilmente dimostra anche più anni di quelli che ha. Sostiene ad alta voce di avere fretta e di avere parecchi figli: «Non ho i documenti li ho lasciati a casa», conclude ad alta voce. «Signora, ci deve seguire».
Il tono dei due verificatori è pacato ma risoluto. La donna protesta ma accetta di seguire i due: non succedde sempre, anzi succede molto di rado. Il terzetto procede a passo levato fuori dalla stazione di Principe, l'utente pizzicata senza biglietto gesticola e protesta, fino a quando non sparisce insieme ai verificatori oltre l'ingresso del commissariato Pre'. Passa un'ora, anche un'ora e mezza. Finalmente i due verificatori scendono giù, ma sono soli. La donna è rimasta in commissariato: pare che la polizia non riesca a trovare il suo permesso di soggiorno. Forse è scaduto, forse non ce l'ha e per questo rischia il fermo e l'espulsione. Tutto per un euro risparmiato. Tutto per aver accettato di seguire i due controllori, invece di darsi alla fuga.
Lasciato il commissariato, la coppia di controllori torna verso la stazione e sale sul primo treno che passa. Un gruppo di cittadini centroamericani sventola il biglietto. Più in là c'è una studentessa che non l'ha obliterato: «Lo timbro sempre, lo giuro, non mi faccia la multa». Non è l'unica nel vagone a cadere nella rete. C'è un' altra ragazza senza ticket che peròè straniera. Non fa storie ed esibisce subito il documento: è un passaporto dove l'indirizzo di casa non c'è. I due verificatori si devono fidare di lei. Compilano la multa e gliela consegnano. Chissà se sarà mai pagata.
Arriva un altro treno, viaggia in direzione opposta. Un gruppo di ragazzini controlla i controllori. Un piede dentro e uno fuori, per capire se possono salire senza biglietto oppure no. I verificatori salgono e loro riescono a restare a terra. Forse aspettano il convoglio successivo. Ma sarà una corsa con il cuore in gola. Dovranno stare attenti, pronti a scendere di corsa dal treno non appena i due controllori dovessero spuntare all'orizzonte. È una lotta impari per i verificatori. Vederli in azione, sembra di assistere a una partita a "guardie e ladri".