Cristo si è fermato a Eboli

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Cristianalibera
00lunedì 3 settembre 2012 11:30
L'ho rivisto qualche giorno fa e lo considero un vero e proprio obbligo per il proprio baggaglio culturale della cinematografia italiana.

Libro e film:






«Eboli - dicono i lucani tra cui Levi fu mandato al confino dal fascismo - e l'ultimo paese di cristiani. Cristiano è uguale a uomo. Nei paesi successivi, i nostri, non si vive da cristiani, ma da animali». Dice Italo Calvino in uno dei due testi che introducono questo volume: «La peculiarità di Carlo Levi sta in questo: che egli è il testimone della presenza di un altro tempo all'interno del nostro tempo, è l'ambasciatore d'un altro mondo all'interno del nostro mondo. Possiamo definire questo mondo il mondo che vive fuori della nostra storia di fronte al mondo che vive nella storia.
Naturalmente questa è una definizione esterna, è, diciamo, la situazione di partenza dell'opera di Carlo Levi: il protagonista di Cristo si è fermato a Eboli è un uomo impegnato nella storia che viene a trovarsi nel cuore di un Sud stregonesco, magico, e vede che quelle che erano per lui le ragioni in gioco qui non valgono piú, sono in gioco altre ragioni, altre opposizioni nello stesso tempo piú complesse e piú elementari».














Cristo si è fermato ad Eboli è l'opera più nota di Carlo Levi e in essa l'autore racconta la storia del suo esilio in Lucania e l'incontro con la realtà contadina del Sud, arretrata e costretta a vivere in condizioni di miseria e di ignoranza.
"Noi non siamo cristiani, non siamo uomini, non siamo considerati come uomini, ma bestie, bestie da soma, e ancora meno che le bestie, i fruschi, i frusculicchi..., perché noi dobbiamo invece subire il mondo dei cristiani, che sono al di là dell'orizzonte, e sopportarne il peso e il confronto."


(Noi non siamo cristiani vuol significare essere fuori dalla Civiltà,al contrario essere cristiani ancora oggi indica come espressione aver raggiunto livelli accettabili di Civiltà).

Bisogna subito affermare che la civiltà nel significato che le veniva dato in quel periodo a Levi non piaceva, lo studente per comprendere questo discorso deve partire da una distinzione diventata molto diffusa anni dopo una distinzione che ci aiuta a comprendere , quella tra Progresso e Sviluppo, il progresso ha un legame con i valori ,le libertà la cultura materiale di una comunità , lo sviluppo è un fatto essenzialmente economico non necessariamente coincide con il progresso,confondere le due cose spesso crea posizioni che favoriscono esclusione , razzismo e incapacità di comprendere il mondo ''Opulento '' ove viviamo e le sue contraddizioni (chi non possiede merci tipiche del mondo occidentale è considerato arretrato sotto tutti i punti di vista). Ciò senza mitizzare al contrario il passato o mondi immuni da corruzione e decadenza ''consumistica'', al contrario vuol dire non avere una idea ''Totalizzante" del progresso ma critica

Vediamo di fare qualche es.:

Con Levi parliamo di Civiltà contadina

La Superstizione che è una caratteristica degli abitanti di queste zone ,e non solo , interessa Levi , lo incuriosisce molto più della cultura dei galantuomini locali,essa è espressione di un mondo millenario privo di scienza .......

Vediamo invece nel mondo industrializzato quante persone sono superstiziose pur vivendo con strumenti e possibilità impensabili per quei contadini, superstizioni prive di qualsiasi nobiltà o interesse,es...-secondo una indagine di qualche tempo fa oltre il 50 % degli italiani era convinto che l'acqua facesse ingrassare, una credenza priva di ogni fondamento ...la si confronti con quella dei contadini di Levi!

L'intellettuale antifascista Levi scopre un altro mondo:

Tutto il libro va letto in duplice chiave: quella linguistica, tipica del letterato che scopre innanzi tutto un linguaggio del tutto inedito e sconosciuto alla civiltà, e di questo linguaggio sottolinea tutta la carica amara e ironica e talvolta grottesca e animalesca (a questo proposito ci sembra utile sottolineare il valore simbolico delle attribuzioni umane al mondo animale: "denti di lupo"; "occhi rossi di coniglio", presente nel linguaggio di Levi e dei contadini); e quella sociologico-politica, secondo cui si denunzia e si evidenzia, attraverso il realismo descrittivo e l'analisi oggettiva del racconto, la condizione di miseria e di disperazione in cui vivono in quelle terre abbandonate sia i galantuomini (cioè i possidenti) che i poveri. Ma in realtà quasi tutti sono poveri, perché chi non è bisognoso è nevrotico,(piccola Borghesia) maledice la sua permanenza in un paese disgraziato, in cui i medici sono ciucci e ignoranti, in cui si è odiati e bersagliati dalla invidia e dal rancore atavico e istintivo.
Il primo incontro del dottor Levi, confinato politico, con i contadini di Gagliano avviene lo stesso giorno del suo arrivo; ed è subito caratterizzato dal segno della morte. Infatti egli era appena entrato nella casa di una vedova, presso la quale avrebbe trovato provvisoriamente alloggio, in attesa di una sistemazione definitiva, quando alcuni contadini vengono a chiamarlo perché un loro parente sta morendo per un attacco di malaria. Levi si schermisce gentilmente, adducendo il fatto che egli da tempo non esercita la professione del medico; ma quelli insistono, dicendo che i due medici del paese sono piuttosto medicaciucci che medici di cristiani. Da quel primo incontro i contadini comprendono la profonda pietà, la comprensione che quel medico settentrionale ha per la povera gente. Egli, infatti, accorre al capezzale del povero moribondo; ma le condizioni del malato sono tali che nulla per lui può essere più fatto, e da lì a poco morirà.
Ai bambini, come ai contadini, Levi si accosterà con profonda comprensione e simpatia, tanto che essi ne avvertiranno la grande umanità e lo chiameranno fiduciosamente come medico e come maestro che possa insegnare loro a leggere e a scrivere. La grande istanza di questo libro è appunto nella scoperta di una nuova dimensione dell'anima umana, quella, finora del tutto sconosciuta, del contadino meridionale chiuso irreparabilmente in un destino di miseria e in una dignità interiore.
Dopo la prima notte passata a Gagliano, Levi avverte il rumore della quotidiana emigrazione dei contadini. Essi fanno tre o quattro ore di cammino per raggiungere i campi lontani e altrettante ore per ritornare a casa la sera. La terra che lavorano sui greti dell'Agri e del Sauro è infestata dalla malaria; e dalla malaria essi sono impestati sin dall'infanzia. Nulla di strano, quindi, se una mattina egli viene svegliato da grida di donne che attendono fiduciose quel medico settentrionale che possa curare i loro bambini.
Levi cerca di evitare di occuparsi di malati, dichiarando la sua poca competenza, ma comprende che non può resistere a lungo alle loro preghiere, "quelle donne mi pregavano, mi benedicevano, mi baciavano le mani. Una speranza, una fiducia assoluta era in loro".
Levi trascorre le sue giornate del confino tra passeggiate in compagnia del cane Barone entro i confini imposti dalle autorità, le ore dedicate alla pittura e qualche pratica medica, che malgrado i consigli proibitivi dei due medici del paese egli continua ad esercitare.
Una gradevole parentesi è rappresentata dall'arrivo della sorella, che con un permesso speciale delle autorità fasciste è venuta a trattenersi a Cagliano per quattro giorni. Qui Levi coglie l'occasione per descriverci, tramite la sorella, Matera, la città fantasma tutta racchiusa nel baratro dei Sassi di Matera,(Oggi bene artistico internazionale forse anche grazie al nostro scrittore)dalle abitazioni scavate nelle grotte e sovrapposte le une alle altre in strati precipitanti sul Basento.(risalenti ad epoche arcaiche) Con la descrizione del paesaggio brullo e bruciato dal sole si armonizzano anche le folle dei bambini denutriti, scheletrici e condannati sin dall'infanzia alla malaria e a una vita di disumani patimenti. A Matera la sorella non riuscirà a trovare in farmacia uno stetoscopio per il fratello medico; anzi si sentirà rispondere: "Lo stetoscopio? E cos'è?".
Dimenticati dallo Stato, dalla civiltà, dalla religione, i contadini di Lucania considerano la magia come un mezzo di difesa contro i mali fisici che li affliggono da ogni parte e nello stesso tempo la coltivano come estrema illusione per dominare gli eventi. E Levi entra anche in quel mondo misterioso della magia, scoprendovi ancora meglio la disperazione contadina.

Una magia che ha un grande significato antropologico e che Levi non condanna superficialmente come superstizione. Ma l'incomprensione della burocrazia, invece di sanare, acuisce il dissidio e la diffidenza dei contadini; infatti la questura di Matera, per istigazione dei due medici del paese, proibisce a Levi di esercitare la sua professione medica; e un malato, che aveva bisogno di cure urgenti, stava per morire, prima che le autorità concedessero a lui il permesso di visitarlo.

A distanza di anni questo testo appare in modo molto diverso dall'epoca in cui venne scritta e successivamente letta, sembra quasi un racconto fuori dalla Storia ,simbolico ,di un simbolismo antropologico, etnologico come nel romanzo di Silone Fontamara ,(ove però prevale il gusto per il racconto)un realismo che descrive un mondo ormai sparito ma che fissa nel tempo alcuni valori di emancipazione e di libertà di carattere universale. Come un alcune novelle di Verga pensiamo alla ''Lupa'' ove le forme della tragedia classica traspaiono da un dramma di una cultura ''altra'' diversa (Civiltà contadina)da quella borghese-industriale

note al Libro:

Cristo si e' fermato ad Eboli", venne scritto durante una fase dolorosa della nostra storia, Firenze, dicembre 1943-luglio 1944,era caduto il Fascismo e il Paese viveva una drammatica transizione. Nel dopoguerra suscitò un dibattito enorme oggi in gran parte superato ,per opera di critici vicini al PCI ,con il quale Levi , sciolto il partito D'azione ebbe sempre un rapporto ''Dialettico'' si diceva all'epoca. Oggi è possibile leggere il testo di Levi con una ottica diversa intorno ai temi del :

Rapporto-civiltà contadina e modernizzazione- e come una tappa fondamentale della nostra Storia, rimane poi un mondo oggi scomparso che ci interroga sul nostro Progresso.

rapporto con Verga ad esempio La LUPA -Novella di Verga di grande spessore Antropologico

Il libro di Levi diede un notevole contributo agli studi di Antropologia in Italia, in particolare intorno alla figura di Ernesto De Martino si venne a sviluppare una vera e propria scuola, anche C.Pavese contribuì alla diffusione di saggi e autori nel campo dell'antropologia.

Il regista Francesco Rosi trasse dal libro di Levi un bel film nel 1979 con G.M.Volontè-e la fotografia di un grande fotografo del cinema P.De Santis

dice Rosi:

Il libro è stato uno dei primi ad aver funzionato come strumento di vera conoscenza del Sud per tutti gli italiani, e il suo successo dimostra la forza della sua chiave di penetrazione, che a mio parere sta proprio nell'approfondimento conoscitivo che passa attraverso l'amore, la simpatia, la solidarietà di uno venuto da fuori che scopre una società, e cerca di capirla con tutti gli strumenti storici e culturali che può avere a disposizione.

vedi riassunto di Cristo si è fermato ad Eboli

-Levi è al confino mentre in Italia si ''Festeggia L'Impero'' i contadini hanno un'altra Guerra nella testa : ''IL Brigantaggio'

-Levi incontra anche una ricchezza Simbolica e misteriosa fatta di leggende e credenze verso le quali ha una grande apertura culturale : Leggende e simboli dei Contadinii

-Levi riferisce in una parte del libro come i Contadini vivono L'Emigrazione

-I Personaggi del libro

-La Questione Meridionale

-I Luigini ...Termine con il quale carlo Levi indica la piccola borghesia locale

-L'Antistatalismo. interessante in Levi è come abbiamo detto il tema del decentramento amministrativo e della critica allo Stato....


Fonte

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