Due giri (e mezzo) nell' entroterra Ligure

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pedra85
00martedì 21 settembre 2010 22:57
Primo giro, il Recco bis

I lettori più attenti si chiederanno come faccia ad essere al Recco bis senza aver raccontato il Recco 1… bene, vi ringrazio, significa che leggete spesso questo blog e che vi siete accorti che manca il primo Recco, ma per un motivo semplice: il Recco 1 viene dopo questo giro che vi racconto.
Qualche giorno prima di scendere in Liguria Massimo mi ha proposto una variante che gli avrebbe permesso di scalare 2 nuove salite, idea che ho accettato con gioia e adatta per prepararci a quello che ci aspetterà nella seconda parte di questa settimana, quando saremo in alta Valtellina (la sequenza temporale dei miei racconti va a farsi benedire lo so… amen…)

A Recco fatico parecchio a trovare parcheggio, così come fatico tanto per trovare la focaccia fresca, fino al punto di rinunciare e dirottarmi su quella secca che comunque è buona. Per iniziare c’è la Ruta, salita costiera che supera i 200m di quota senza allontanarsi dalla riviera, seguita da una discesa tutta da pedalare verso Rapallo, cittadina devastata dal cemento e da condomini abitati 1 mese all’ anno. Iniziamo a fare sul serio quando usciamo dal paese verso il passo Crocetta, che per un misero metro di quota non arriva a 600m, altitudine che per molti non significa nulla, ma che raggiungiamo partendo da quota 0. La salita offre rari panorami su Rapallo, come nella gran parte della provincia di Genova i boschi coprono tutto il territorio con i soli sporadici paesi che punteggiano attraverso le varie tonalità di verde che ci circondano.
Una bella discesa ci porta in val Fontanabuona, dove inizia la seconda salita di giornata, quella di Romaggi, la prima delle 2 che nemmeno Massimo conosce. E’ la classica salita genovese, abbastanza lunga ma molto regolare, con una strada ben tenuta sulla quale ci disturbano solo pochi automezzi. Nei primi km ho un attimo di crisi, la gamba gira bene ma mi sento come se le forze mi stessero abbandonando. Pian piano comincio a stare meglio, forse è l’ umidità elevata che mi mette in crisi, o forse un meccanismo di difesa pensando che fra 3 giorni dovrò farmi 10km di dislivello in 3 giri… Verso Romaggi il panorama si apre e si rivede il mare, che da qui immagino possa regalare panorami stupendi al tramonto, almeno quando la visibilità è migliore di oggi. Il percorso della discesa è strano, segue tutto il crinale per congiungersi con la valle Sturla poco a nord di Chiavari. Da fare in discesa è uno spettacolo, peccato solo per dei lavori di taglio alla vegetazione.

Il passo della Forcella è abbastanza conosciuto, ma esiste pure un versante secondario che Massimo vuole scalare per la prima volta, il quale parte duro da Borzonasca, ma che dopo qualche kilometro diventa tanto facile da perdere occasionalmente quota. La strada è bruttina ma in salita non è un problema, si ricomincia a spingere di forza solo ad Acero, dove mi stacco per delle foto all’ ultimo km che scorre scavato sul ripido pendio verso il passo. Prendo un grosso spavento quando un ramo si incastra tra la ruota e la forcella, nel toglierlo sento la ruota molle… Ma porca $/(“£&$(°é1+ù!!! Eppure regge, riparto per raggiungere il fuggitivo e quando arriviamo alla cappelletta del passo della Forcella la camera d’aria sta ancora reggendo, non è stato il ramo a farmi bucare, ma probabilmente una spina nella discesa di Romaggi. Provo a continuare, scendiamo per qualche km in val d’Aveto e risaliamo (si fa per dire) al passo Scoglina, talmente falsopiano che nemmeno io lo considero una salita. Mangiamo qualcosa e cambio la camera d’ aria, ringrazio Massimo perchè solo lui si è accorto di una piccola spina nel copertone che mi avrebbe fatto forare di nuovo.
Non mi piace tanto la discesa, la strada larga induce a prenderla spediti, ma l’ asfalto ruvido e non sempre perfetto mi fanno tirare i freni più del dovuto sino al ritorno in val Fontanabuona. E’ quasi fatta, ci manca solo il passo della Spinarola che scorre via senza troppi problemi, se non per qualche buca di troppo verso Uscio, ma d’ altronde io ci sono abituato. Arriviamo a Recco che nel contakm ci sono 124km e 2950m di dislivello, ma non quanto Massimo che è partito da Genova! Ed il giorno dopo ho fatto questo giro: http://giriesalite.altervista.org/?p=578

Rapallo dalle rampe del passo della Crocetta


La val Fontanabuona dai primi km di Romaggi


Ormai siamo quasi a Romaggi e i colli non riescono più a coprire il mare


L’ ultimo km del passo della Forcella visto da Acero


Passo della Forcella, ci siamo quasi!


Paesini sul versante sinistro della val Fontanabuona, visti salendo al passo Spinarola

E prossimamente il Recco1…

aresius_
00martedì 21 settembre 2010 23:14
Tutte salite note, per cui posso affermare: bel giro!
grigua
00mercoledì 22 settembre 2010 00:46
Re: Primo giro, il Recco bis
pedra85, 21/09/2010 22.57:


A Recco fatico parecchio a trovare parcheggio, così come fatico tanto per trovare la focaccia fresca, fino al punto di rinunciare e dirottarmi su quella secca che comunque è buona.



Ormai sei quasi ligure d'adozione, anche se.... cos'è sta cosa della "focaccia fresca" e "focaccia secca"???

Semmai "focaccia col formaggio" (o di Recco") in alternativa alla semplice "focaccia" (genovese)... Bisogna proprio insegnargli tutto a questi foresti!! [SM=g8161]

CaSe63
00mercoledì 22 settembre 2010 07:53
Re:
aresius_, 21/09/2010 23.14:

Tutte salite note, per cui posso affermare: bel giro!


Non posso che sottoscrivere le dichiarazioni di una delle massime autorità nel campo " Salite Appenniniche".
Mi limito a segnalare una curiosità extraciclistica: lungo la salita di Passo Romaggi, nel paese omonimo, la trattoria Chiesa, prima dell'ultimo km (quello duro).
L'aspetto è modesto, ma la cucina speciale (cucina ligure di terra, niente pesce) e i prezzi onestissimi.
Difficile però abbinarla a un'uscita in bici: poi chi pedala più? [SM=g8119]


pedra85
00mercoledì 22 settembre 2010 21:42
E poi si va soltanto giù [SM=g8119]
La focaccia Genovese, la focaccia al formaggio di Recco, e la focaccia Genovese della sera prima che ormai è diventata secca!
grigua
00mercoledì 22 settembre 2010 22:17
pedra85, 22/09/2010 21.42:

E poi si va soltanto giù [SM=g8119]
La focaccia Genovese, la focaccia al formaggio di Recco, e la focaccia Genovese della sera prima che ormai è diventata secca!


Beh, lo sai che a Genova non si butta via niente... magari si riesce a rifilarla ai foresti spacciandola pure per una specialità! [SM=g8119]

CiclistaperCaso@
00mercoledì 22 settembre 2010 23:04

Semplicemente SPLENDIDO Pedra !!! [SM=g8080] [SM=g8080] [SM=g8080]

La liguria offre occasioni uniche per noi cicloamatori e, a dispetto della stagione che inizierà da noi in pianura tra poche settimane, un clima sempre amichevole.

Ciao
patavium82
00mercoledì 22 settembre 2010 23:30
Bello tutto quanto, racconto, giro e foto.

CpC, non mi far pensare già da adesso agli autunni e inverni di Brianza dai... Già non tocco la bici da un pezzo... [SM=g8092]

pedra85
00giovedì 23 settembre 2010 22:10
Portello e Barbagelata (ma non solo)

28/08/2010

La proposta di questo giro con partenza da Recco mi è arrivata lo scorso autunno quasi come una provocazione, ma adesso i 3km di dislivello in poco più di 100km sono per me ordinaria amministrazione, specie dopo la Tripletta Valtellinese. Anche oggi sono in compagnia di Massimo, che è moralmente obbligato ad affrontare la sua proposta. Ancor più che al “Recco bis” parcheggio talmente in periferia da occupare l’ ultimo posto libero del paese, quasi sotto al viadotto autostradale, allungando il giro di quasi 4km. E come per il Recco bis mi fermo a prendere la focaccia, però stavolta fresca, che mangierò a pezzetti durante la pedalata.
Raggiungo Massimo a Sori in linea coi miei ritardi abituali, senza perdere troppo tempo partiamo per la prima salita, la quale inizia poco fuori il paese e termina a Cornua di monte Fasce, unendosi con l’ altro versante che abbiamo affrontato al giro del Levante Genovese di Maggio. Mi bastano poche pedalate per non vedere più l’ ormai abituale compagno di viaggio, possibile che il Mortirolo mi abbia allenato così tanto? Non fatico nemmeno sui tornanti che in poco tempo superano l’ alto viadotto autostradale, ma scopro poco dopo che la verità è che se la sta prendendo fin troppo comoda, e che la sua ruota sta toccando il freno perchè agganciata male. La sistemiamo dopo una sosta e riprendiamo con la sofferenza, non certo dovuta alla strada che mi sembra molto meno ripida rispetto a Maggio, ma ad umidità pazzesca che ci fa sudare come fontane e che satura talmente l’aria che la strada leggermente bagnata non riesce ad asciugarsi nonostante il sole.

Qua al bivio è dove avevamo fatto la foto di gruppo, ma non ci diamo importanza lanciandoci verso la val Fontanabuona passando attraverso Uscio, su una bella discesa nel bosco, come tutte le strade della zona. Sento la strada viscida, motivo per cui procedo con molta cautela nonostante ci sia soltanto un sottile velo sopra l’ asfalto. Questo però non basta, prima mi sembra di perdere la ruota anteriore su una foglia, poi in una lunga curva a destra prendo davvero paura quando sento di essere al limite nonostante sia quasi dritto, con la ruota anteriore che è su quel sottile filo tra tenuta e caduta, venendo spinto in mezzo alla carreggiata con altri ciclisti che stanno salendo occupando tutta la loro corsia… Se fossi caduto avrei fatto strike, ma il tutto si risolve solo con un grosso spavento ed una prudenza ancor più grande nelle curve, specialmente quelle a destra.

Sono contento in valle, ora si sale e l’ umidità servirà solo a farmi sudare. Il passo del Portello è una lunga salita regolare, che dai 200m scarsi arriva sin quasi a 900m del crinale che separa le 2 principali valli del levante Genovese, la Fontanabuona e la valle Trebbia. Manco a dirlo il tracciato è tutto all’ ombra, senza pendenze arcigne e con qualche sporadica spianata. L’ asfalto è ancora bagnato in molti tratti, qualche goccia nella notte sta facendo ancora effetto nonostante le temperature estive ed il cielo soleggiato, con solo alcune nebbie orografiche sulle vette più alte. In val Trebbia alterno curve tirate ad altre coi freni tirati, lo shock è stato forte e devo forzarmi per pennellare le tornate a destra dove vedo l’ asfalto sicuramente asciutto. Sino a Montebruno veniamo sospinti da un bel venticello che segue il fiume, ma li giriamo verso Barbagelata, una salita impegnativa dove saluto Massimo ai primi metri e che faccio a ritmo brillante, sia per sfogarmi (“se uno non torna a casa stanco che giro è?” direbbe qualcuno), sia perchè se arriviamo presto ho pure il costume da bagno a dietro e voglio finire prima del solito.

La regolarità all’ 8% mette a dura prova la volontà di spingere per tutta la salita, Massimo resiste meglio alla tentazione di mollare mentre io ogni tanto rifiato cercando panorami da fotografare, così che lo ritrovo allo scollinamento solo 1 minuto dopo di me (quindi verso Cornua stava proprio cazzeggiando!). Un paio di kilometri di falsopiano ci portano a Barbagelata, che se ha questo nome è per un motivo preciso… Inoltre le nebbie di Pedra mi perseguitano ricordandomi alcune giornate invernali padane. Massimo indossa gilet e manicotti, io prendo il mio bel foglio di giornale e mi lancio più tranquillo verso il passo della Scoglina, frenando solo dove vedo le chiazze più scure. Il resto della discesa è la stessa del Recco bis, quindi mi lascio un po’ andare, sto superando il timore della caduta, anche perchè l’ umidità ora è a livelli accettabili e la strada praticamente asciutta. Da Cicagna saliamo all’ ultimo passo del giorno, quello della Crocetta, che Maxi non ama e che decide di prendere tranquillo, mentre io do fondo alle mie forze rimanenti. Lo aspetto a metà salita, ma i tratti che superano il 10% della parte finale mi spingono a ritmo brillante sino ai 599m del valico. Ha detto di salire senza impegno, ma lo vedo provato. In discesa raggiungiamo l’ imbecille col grosso SUV, che oltre a non sapere a cosa servono gli specchietti riesce a fare TUTTE le curve contromano, guidando ovviamente a velocità ridotta e chiudendo tutti gli spazi per il nostro sorpasso, che avviene solo dove la strada si allarga ed in un punto non privo di rischi.

A Rapallo passiamo davanti alla scuola in cui Massimo insegna, ci manca solo la Ruta che è una salita banale, ma è dove meno te l’ aspetti che ti prende la crisi, quella che ti lascia solo il tempo di annunciarti il suo arrivo senza darti la possibilità di prevenirla. Inizia tutto con un buco nello stomaco, finisce col falsopiano con vista mare percorso arrancando col 34. Ero quasi sul punto di tornare indietro, ma poi anche lui ha superato il tunnel che c’è sulla cima, fermandosi di forza a mangiare sperando di recuperare quel minimo di forza per tornare a Genova.
La discesa è bella ed annusare la salsedine a tutto vento è una delle sensazioni più belle dello stare in riviera! Ci salutiamo, io torno alla macchina, indosso il costume e con gran fortuna trovo parcheggio vicino alla spiaggietta libera di Recco, una distesa di sassi che si butta in un mare talmente pieno di alghe che ne porto un mucchietto pure a casa. Dopo 113km e 3000m di dislivello quello che ci vuole sono 3/4 d’ora di nuoto tra le onde grosse e dei sassi appuntiti, col sole che picchia in faccia e solo dei bambini a farmi compagnia, mentre gli adulti sono intenti solo a prendere il sole. Ma anche questa è fatta, il Recco1 più bagno al mare è nei miei annali, ed ormai nella provincia di Genova mi manca ben poco, solo qualche strada cittadina e le salite verso La Spezia. Mi manca anche la val d’ Aveto, che sto per conoscere e di cui vi racconterò prossimamente!

Dove abiti? Sotto il viadotto autostradale. Ahh mi dispiace… Ma no, abito a Recco!


Poco sopra Sori


Barbagelata, che non gela certo per il caldo, ma per il clima ostico e per le mie abituali nebbie liguri


Dalla Ruta verso Rapallo con Chiavari sullo sfondo

aresius_
00giovedì 23 settembre 2010 23:34
Ehi, il Portello supera i 900 ed anche i 1000 metri! (1032 se non ricordo male). Bella salita anche quella...
pedra85
00sabato 2 ottobre 2010 22:08
e la val d'Aveto

04/09/2010

La val d’ Aveto è nei miei pensieri da anni ormai, ma non ho ancora avuto l’ occasione di esplorarla. Grazie all’ aiuto di Piero Lenti e Roberto Bartoli riesco a tracciare quello che forse è l’ itinerario migliore rimanendo in un range di difficoltà normale. La partenza è da Ponte Organasco, frazioncina della val Trebbia ai piedi del monte Lesima, e dopo un solo km di discesa inizio già a salire verso Cerignale lungo la strada sul crinale sinistro della val d’ Aveto, piccolo torrente che come il Trebbia si è scavato una stretta e scenica valle tra le vette dell’ Appennino.
La salita scorre via tranquilla, la temperatura è quella giusta e la visibilità buona mi permette di ammirare sia il Lesima lassù a 1724m che Corte Brugnatella là in fondo. Dopo il paesino si sale ancora con più discontinuità, ogni tanto si spiana e ne approfitto per guardarmi intorno, il panorama boschivo è tagliato dalla valle e l’ unico spunto di varietà rispetto al manto di vegetazione è dato da paesini aggrappati alle pendici e fuori dal mondo. Supero il bivio per Ottone e proseguo su questa stradina tenuta bene, superando alcuni nuclei abitativi ed una piccola salita ad un passo quasi sconosciuto di cui non ricordo il nome. Una discesa tecnica mi fa abbandonare il crinale lanciandomi nella valle al centro del mio itinerario, dove mi aspetta un asfalto grattugia, che sebbene sia uniforme è talmente ruvido da mangiarsi una parte della mia pedalata fino a Rezzoaglio, paese che sinceramente mi aspettavo più grande.

Riparto salendo verso Santo Stefano d’Aveto, chicca montana dell’ alta Liguria ad oltre 1000m di altezza. La strada continua a mantenersi ruvida, superando varie frazioni una dopo l’ altra sino alla seguente discesa, che avevo già preventivato e che mi fa guadagnare una salita extra al mio elenco. Sulla destra in prossimità di 2 stradine trovo il cartello per il passo Tomarlo, so che la strada sulla quale sono è quella giusta, ma poi capisco dove mi trovo ricordandomi di esserci passato ad inizio estate con Aresius e fratello, per cui avanzo tranquillo sino a Santo Stefano.
Nonostante sia lontano da altri luoghi importanti qui non manca di certo la vita, bisogna stare attenti al traffico prima di continuare verso i 1482m del passo. L’ asfalto riesce addirittura a rendere faticoso il 7% costante di questa strada a 2 corsie, ma ormai anche la fame si sta facendo viva e lo stomaco brontola cibo… In cima fa freschetto, nulla di che comunque, ne approfitto per una foto che mi ha scattato un appassionato di funghi con un cesto trabordante.
Non finisco completamente la discesa, nonostante la fame ho ancora le forze per soddisfare la mia curiosità lungo le rampe di Rocca d’Aveto, dove le “dolomiti liguri” si aprono e si stagliano sopra questa stradina che non condede tregua se non al piazzale della seggiovia sciistica. Mi annoto mentalmente di usare la funivia sino in cima una volta nella vita, e quindi torno indietro a Santo Stefano stizzito perchè mi toccherà spendere per mangiare. Ma l’ arte del risparmio (o della tirchieria) mi appartiene ed entro in un supermercato nel quale con 1€ acquisto focaccia e brioche, che fagocito con tranquillità al parchetto osservando i vecchietti giocare a bocce. E’ bello vedere che non hanno ancora perso questo spirito di comunità, rafforzato dagli inverni tutt’ altro che Liguri della zona.

Ormai leggermente sfamato mi manca l’ ultima nuova salita, che poi scende a Torrio e da li in val d’ Aveto, su uno stradino nascosto da un fitto bosco che ad Ottobre deve essere spettacolare, e che non a caso è una delle salite preferite di Roberto. Il vento di discesa mi sospinge tra le strette pareti di questa nervosa valle, alcuni strappi rompono il ritmo di questa carreggiata tra monti e fiume, che prima prosegue diritta e poi improvvisamente si tuffa in basso con tornanti e curve addirittura scavate nella roccia. Molto bella, ma anche molto lunga, aziono il count down per Corte Brugnatella coi cartelli kilometrici a lato, a -2 sono tecnicamente in val Trebbia, ad -1 invece col 34, ma poi arrivo… finalmente!
Manca poco, oggi non sono energico come al solito ma pazienza, mi manca solo la salita della casa Cantoniera al 5% lungo la valle e l’ ultimo km che non mi permette l’ attimo di relax finale. Un bel cappuccino al bar/ristorante di fronte al piazzale è quello che mi serve prima del ritorno, visto che non si butta via niente mi bevo pure il latte caldo avanzato!

In totale 122km, 2700m di dislivello e 6 nuove salite.

Ponte Organasco, paese in val Trebbia da dove sono partito


L’ abitato di Cerignale con il monte Lesima lassù sullo sfondo


La val Trebbia e Corte Brugnatella dallo stesso punto

Foto ricordo, in fondo il Tomarlo è pur sempre un passo importante


Santo Stefano d’ Aveto


Salendo verso Rocca d’Aveto


La salita della casa cantoniera in val Trebbia, quella finale al 5%

pedra85
00lunedì 8 novembre 2010 21:36
3 e mezzo

Le previsioni per il weekend sono pessime, ma almeno sembra che Sabato sarà una giornata solamente nuvolosa, perciò me la rischio e parto per l’ ultimo giro serio della stagione 2010. L’ idea iniziale puntava sulle Langhe, ma considerata la nuvolosità ripiego su un giro relativamente semplice a Genova, città talmente vasta e circondata da salite che potrebbe ospitare una Gran Fondo senza uscire dal suo hinterland.

A Busalla fa più freddo di quanto mi aspettassi, i facili Giovi diventano difficili con le cosce che pungono ed i piedi infreddoliti da un abbigliamento poco consono al periodo (pantaloni corti), arrivare in cima è come un rodaggio troppo affrettato dopo la settimana di stop. Svalicato il passo la temperatura non cambia radicalmente, ma sento già la differenza con un aria finalmente tiepida che sferza il mio viso. Il manto stradale coperto da chiazze di umido mi spinge alla calma su questa divertente discesa, sino al bivio per San Cipriano, dove alleggerisco il vestiario sostituendo i guanti invernali con quelli estivi. Nel primo tratto di salita sfrutto la scia di un camion che trasporta legna, poi smetto di respirare smog grazie ad una pausa foto, per riprendere su pendenze oltre il 10% con vista sul santuario della Madonna della Guardia. In discesa si replica, di nuovo a sorbirmi i fumi di scarico di un furgoncino sino alla pausa pipì, utile per potersi godere questa discesa tra Genova e Serra Riccò. Passo sopra e sotto alle 2 corsie dell’ autostrada e arrivo in piano, dove inizia la facile salita alla Forcella di Orero.
E’ una scalata lunga di 400m di dislivello che supera il 7% solo in sporadici tratti, c’è da pedalare e tanto senza possibilità di sosta, se non rallentando volutamente. L’ inizio è immerso tra boschi, qualche casa ed innumerevoli semicurve, poi il panorama si apre mostrando l’ arrivo già qualche kilometro prima. Fortunatamente la temperatura è ora accettabile e riesco pure a sudare, sino alla cima pedalo al limite sindacale tollerato dalle mie gambe ormai stanche di una stagione intensa, arrivando al passo col padellone. La successiva discesa di Sant’ Olcese è simile alla salita, all’ inizio è talmente lieve da dover spingere, poi scende in maniera più decisa con curve divertenti ed attraversamenti ferroviari sui binari della Genova-Casella, una mini ferrovia che si arrampica sull’ Appennino e che viene percorsa da un trenino che sfida la gravità e la geologia di questo lembo di Liguria. Ho anche la fortuna di incrociare questo trenino a lato e non negli attraversamenti con segnaletica non funzionante, dove bisogna controllare con attenzione per evitare un frontale bici-vagone.

Risalgo verso Pino Soprano, la mia intenzione è di scendere dal versante alternativo di Trensasco, ma purtroppo le mie speranze di una nuova salita vengono deluse dopo 3km già percorsi lo scorso anno, km utili solo ad aggiungere dislivello. La stretta discesa tra le case presenta dei tornanti ad I, quasi da richiedere una manovra pure su 2 ruote. Arrivo a Genova e mi immetto nel traffico del capoluogo in direzione Scoffera, supero la colonna di veicoli sino a che il casino si dirada, deviato sulla nuova strada diretta verso i monti. Un improvviso vento caldo mi colpisce il viso, rendendomi più difficile l’ avanzamento ma togliendomi il dubbio di poter avere freddo da qui alla fine del giro. Il cielo sembra addirittura aprirsi con qualche sprazzo di sole che rende la temperatura gradevole.
Condivido qualche centinaio di metri con la nuova statale dello Scoffera, ma poi l’ abbandono per il versante vecchio e molto più frequentato dai mezzi non motorizzati. La salita è semplice, ma proprio come la forcella d’ Orero sale per numerosi kilometri, sebbene non manchino i tratti in cui rifiatare o addirittura dei veri e propri piani. Visto che il mondo è piccolo, incrocio pure Massimo che sta scendendo assieme ad un amico, sapeva di questo mio giro ma trovarci è stata una bella coincidenza! Foto di rito e via verso lo Scoffera, proseguendo poi la salita sulla strada di Cavorsi/Casaleggio, un sentierino in un bosco variegato di colori d’ autunno dipinti da un artista schizzofrenico, con macchie differenti anche da ramo a ramo, il tutto condito da un tappeto di foglie su una carreggiata in cui ho dovuto far manovra con una macchina.

A Torriglia cerco la famosa focacceria di cui avevo sentito parlare, ma non ne trovo una aperta e ripiego in un bar in cui 2 clienti mi chiedono se a Novembre non bisogna lasciar la bici. “Certo, ma oggi è il 30 Ottobre!”. Riparto in salita con l’ ultimo obbiettivo in mente: Pentema! A Genova quando dici Pentema intendi un luogo isolato e sperduto in mezzo ai monti, ed in effetti è così, arrivo in discesa a questo borgo famoso per il presepe vivente e per le sue case addossate l’una alle altre, unite da sentieri pedonali in pietra in un ambiente completamente alienato alla civiltà. Tento anche di fare un giro all’ interno, ma tra scalini e pietre lo accorcio al minimo. In fondo non è molto diverso da Bogli, frazione ancora più dispersa ad 8km dalle Capanne di Cosola (la località più vicina!).
La discesa è in parte sterrata, rassicurato da Massimo e da un’ altra persona credevo di non trovare difficoltà, invece tra il fondo in grosse pietre, ghiaia e qualche canaletto scavato dalle ultime pioggie faccio fatica a rimanere in sella, devo controllare la velocità ed evitare i punti peggiori tagliando da una parte all’ altra della stretta carreggiata. Nulla però che non si possa superare con un po’ di attenzione. I tratti asfaltati sono però più lunghi e numerosi, l’ ultimo pezzo su terra battuta è appena fuori Montoggio, dove la val Pentemina termina nell’ alta valle Scrivia e dove finalmente ritorno alla civiltà, spingendo forte aiutato dalla brezza e meravigliandomi di come faccia ad aver avuto caldo pure oltre i 1100m del valico di Pentema, quando al mattino avevo freddo in salita.
Arrivo a Busalla prestissimo per i miei canoni, nonostante il ritmo non tirato (e grazie ad una partenza alle 10:10) alle 16 sono di nuovo alla macchina, alla fine di quella che forse sarà l’ ultima vera avventura del 2010, per un totale di 111km e 2050m di dislivello.

Pontedecimo con la Madonna della Guardia sullo sfondo

Lassù è il passo Scoffera

Io, Massimo e l’ altro
(non mi ricordo mai i nomi…)

La sperdutissima val Pentemina

Colori d’ autunno

Pentema (dal basso)

Maxi_78
00martedì 9 novembre 2010 15:53
eheh, caro Pedra dato che ho a cuore le tue nozioni di "geografia ligure"... ti dirò che la salita che hai fatto porta alla "Crocetta di Orero", e non alla "Forcella"! [SM=g8080]

...e nella foto che hai postato, non si vede il passo della Scoffera, che in quel punto rimane ancora dietro al monte, ma bensì le case di Traso alto/S. Alberto, che sono un valico alternativo per la Fontanabuona... Dunque, una salita inedita... che ti "costringerà" a nuovi giri in Liguria per la prossima stagione!!! [SM=g8079]

Ciao!
Massimo

P.S. non sono riuscito ancora a convincere il mio amico Daniele a iscriversi... ma ora che è presente, almeno in foto, e che ha conosciuto una "colonna portante" del forum non potrà più esimersi!!! [SM=g8119]
pedra85
00martedì 9 novembre 2010 18:16
Dai almeno Pentema l'ho azzeccata [SM=g8119]

Per l' anno prossimo ci sono il super-Faiallo da Masone e Voltri, la salita della discarica e Pentema da Montoggio!
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