ENCI: Tratta dei cuccioli

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rugabull
00martedì 27 gennaio 2009 12:20
La tratta dei cuccioli (I Nostri Cani Gennaio 2009)

Pressioni del Governo sui Paesi dell’Est per intensificare i controlli veterinari e di polizia. Frattini: «Servono norme Ue». L’ENCI in prima linea.

Nuove regole a livello europeo; maggiori controlli nei Paesi di origine da parte di forze dell’ordine e autorità sanitarie; introduzione nell’ordinamento della nuova fattispecie di reato di «traffico di animali da compagnia». Sono queste alcune delle misure che il governo italiano intende sostenere per contrastare il fenomeno dell’importazione illegale di cuccioli dall’Est europeo, un business da 300 milioni di euro contro cui sono da tempo impegnate forze di polizia, corpo forestale e guardia di finanza che si avvalgono della fattiva collaborazione tecnica dell’ENCI. Le hanno presentate a Montecitorio il ministro degli Esteri, Franco Frattini, e il sottosegretario alla Salute, Francesca Martini. Frattini ha parlato di «dati preoccupanti» in relazione ai numeri di un fenomeno che sembra non conoscere crisi, spinto da una domanda elevata e dalle grandi possibilità di arricchimento offerte a coloro che, a vario livello della filiera, stanno dietro a questo smercio. Che prolifera - e rende - proprio perché basato sulle irregolarità, sugli obblighi sanitari e burocratici aggirati, sul non rispetto dei protocolli di allevamento e di trasporto finalizzati al benessere e alla piena salute degli animali. «Uno dei primi obiettivi - ha spiegato Frattini - deve essere quello di ottenere la collaborazione attiva dei Paesi di partenza di questi animali, affinché effettuino controlli anche straordinari per bloccare il traffico illegale e rispettino gli standard sanitari e le procedure previste per i trasporti autorizzati». Che non sono solo «scartoffie», ma anche l’effettuazione delle vaccinazioni, l’inserimento del microchip sottocute, l’attesa di un’età minima di 3 mesi prima di separare i cuccioli dalle loro madri e far loro affrontare il lungo viaggio verso l’Italia e gli altri Paesi dell’Europa occidentale, a cui questi trafficanti si rivolgono. Molto spesso, questi lunghi trasferimenti, si rivelano dei veri e propri viaggi della morte: gli animali, non sufficientemente vaccinati e non ancora abbastanza sviluppati, vengono stipati in scatole di cartone, senza luce e con pochissima aria, e rinchiusi all’interno di bagagliai di normali auto o piccoli furgoni che possono passare con maggiore disinvoltura i controlli alle frontiere. Peraltro molto limitati visto che gli spostamenti avvengono perlopiù all’interno del territorio Ue. I Paesi chiamati in causa dal Ministro sono l’Ungheria, la Slovacchia, la Polonia, la Romania, la Repubblica Ceca, la Slovenia e la Bulgaria. Ma anche Estonia, Lettonia, Lituania, Russia, Bielorussia e Ucraina. E’ a tutte queste nazioni che il governo italiano si rivolgerà chiedendo che siano intensificati i controlli all’origine da parte delle autorità veterinarie e doganali. A questo proposito l’ENCI ha anche attuato una nuova iniziativa, pubblicando sul sito ufficiale i fac-simile dei pedigree esteri dei cani importati per facilitare la conoscenza degli addetti ai lavori e dei potenziali acquirenti dei soggetti importati- «Ho chiesto inoltre alla commissaria europea alla Salute, Androulla Vassiliou, un intervento di armonizzazione delle norme - ha spiegato Frattini -. Occorre arrivare alla revisione degli standard dei microchip, che renda possibile una completa e sicura tracciabilità degli stessi e l’adozione delle misure che intervengono sulle pratiche di allevamento degli animali da compagnia». Per il sottosegretario Martini, «questo traffico è divenuto una piaga che mette a repentaglio la salute pubblica esponendola ai rischi collegati sulla mancata profilassi degli animali e alle condizioni igienico sanitarie in cui sono mantenuti». L’ENCI ribadisce il proprio impegno a fianco delle forze dell’ordine al fine di tutelare i propri allevatori e di garantire, per quanto di competenza, il rispetto dei regolamenti vigenti e del benessere animale.

Rodolfo Grassi
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