Forse vi aspettereste “un che” di strano,
diverso, o la soluzione del problema,
non l’immagine riflessa di quel cielo
a cui volgiamo lo sguardo quand’è sera,
ma io non ho nulla di nuovo o d’importante
nessun verbo da potervi dire
niente che possa essere ragione
stella, lume o piccola scintilla,
ho solo l’ingombro del silenzio
mentre mi spoglio del tessuto delle ombre
e delle loro ineludibili paure,
e questo sapore d’eterno sulla lingua
è solo il frutto che partorisce il desiderio
nell’infinito che un attimo concede
al sospiro che si schiude tra le mani…
A te sussurro, a te che ti avvicini
come un’onda che cerca l’altra riva,
non v’è notte, né abisso né tempesta,
solo il tempo senza inizio e senza fine
nell’adesso - di me - che ti regalo
[Modificato da Versolibero 11/06/2007 0.59]