Natale con i tuoi (racconto/Verità)

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danzandosottolaluna
00martedì 3 gennaio 2006 18:45


Ero vicino alla libreria per mettere a posto dei libri quando improvvisamente lo squillo acido del telefono ruppe la placida armonia dei branderburghesi, sapevo anzi temevo il motivo della telefonata e non potevo evitare di rispondere alla chiamata, altrimenti sarei stato perseguitato per tutta la giornata, scagliai un libro a terra per la rabbia e mi avviai come verso il patibolo a sollevare la cornetta.
I miei peggiori presentimenti trovarono subito un'amara conferma:
«Ciao sono Marco!» era mio cugino, era la fine...
«Ti ho telefonato per sapere che facevi a Natale.» ma che gli frega a lui pensai acido, ma perchè si ricordano che esisto solo durante le feste, avrei tanto voluto rispondere "Ho un'orgia con tre svedesi" e invece risposi:
«Nulla di particolare, mi preparo la cena, poi leggo e poi traffico un pò col computer» lo sapevo che non era una scappatoia, ma non avevo la faccia tosta di raccontare balle.
«Allora invece di startene solo a morire di noia...» e chi ha detto che sarei morto di noia, io sto tanto bene da solo!
«...perchè non vieni a passare il Natale da noi?» eccolo là ora era davvero la fine tentai la mia solita scusa patetica e senza grandi speranze di farla franca «Non ho la macchina lo sai e a Natale i mezzi terminano a mezzogiorno, anche se riesco ad arrivare avrei problemi per tornare» e lui implacabile «Ti riaccompagno io non ti preoccupare» ed io flebilmente «Ti ringrazio, ma sono un pò raffreddato, niente di preoccupante, ma vorrei evitare di prender freddo venendo fino laggiù...» e lui quasi con sadismo «Roberto vengo a prenderti verso le undici, o passo io o passa Max, non hai scuse...» è vero non avevo più scuse, incastrato come gli altri anni... perso per perso mi informai chi sarebbe venuto e lui cominciò l'elenco devastante «I soliti... Max e Maurizio con le famiglie, alcuni amici di Max..» gli amici di Max erano terribili giocavano con puntate allucinanti e nel giro di due ore partiva uno stipendio, perchè oltre tutto avevano un culo da far schifo, «...c'è mamma, papà, ah viene anche tua sorella con il marito ed il figlio..» arghh la ciliegina sulla torta ora sì che la giornata era distrutta, flebilmente implorai «Ma hanno tutti i bambini piccoli dove li lasciano?...» i teneri frugoli sotto natale si trasformano in piccoli demoni scatenati, ne avevo il nero terrore... «Loro se ne stanno insieme a giocare in un'altra stanza...» come se fosse vero, sì forse per un'ora e poi...
«Senti Marco ma siete già in tanti..» e lui «Roberto uno in più non è un problema...»
Carino! "Uno in più..." e già, ce ne è tanta di gente che un fesso in più manco si nota... poi riprese, «Allora siamo d'accordo passo domani alle 11, ciao e buone feste...» e poi la botta finale «E non stare a portare regali i bambini hanno tutto è te che vogliamo non i regali, ciao!» e rimise giù... ovvio se mi presento a mani vuote sono un burino, un cafone, la battuta dei regali è solo una scusa, i regali li vogliono e come! Sennò non me lo avrebbero ricordato.
Guardai l'ora, erano le 17, e già... tutto calcolato! Avevo giusto il tempo di uscire per comprarli, quindi presi dalla busta della tredicesima mezzo milione ed uscii..
Tornai a casa dopo tre ore, stremato, distrutto col portafoglio vuoto, scagliai i pacchetti infiocchettati sulla poltrona e mi sdraiai sul letto, mi ripresi che erano le dieci, non avevo voglia di preparare la cena, ero avvilito, i soldi non mi erano bastati ed avevo pure dovuto staccare un paio di assegni, avevo deciso di farmi l'integrale delle cantate di Bach in cd, ma con quello che avevo speso per i maledetti regali ormai non se ne parlava più, della tredicesima mi era rimasto ben poco ormai...


Mi svegliai dopo un incubo orrendo, ero stato invitato da mio cugino per passare il natale da lui, poi sbarrai gli occhi vedendo i pacchetti e mi resi conto che non era stato un incubo ma solo un'eco dell'agghiacciante realtà...
Mi preparai per uscire e rimpolpai il portafoglio con quanto rimaneva della tredicesima riproponendomi di giocare molto ma molto poco, anche se sapevo che era una vana speranza...
Alle undici, puntuale come una cambiale scaduta il campanello trillò ed io mi avviai verso la porta di casa come un condannato al capestro, girandomi solo un istante a guardare il computer spento con un vago senso di tristezza.
Aprii la porta. Era lui. Il suo sguardo controllò le buste piene di pacchetti decorati con nastri imbecilli poi soddisfatto cominciò la commedia.
«Ma non ti dovevi disturbare, te l'avevo detto... mah tu sei sempre il solito, dà qua che ti aiuto...» ed afferrò avidamente la busta più leggera lasciandomi quelle più pesanti, poi come scusandosi «Non è che avresti dello champagne? Lo sai che noi non lo prendiamo ma tu non bevi lo spumante e non abbiamo fatto in tempo a comprarlo...»
Ansimai «È in cucina...» e lui schizzò via a prenderlo, l'avevo comprato per brindarci a capodanno, avevo scelto il migliore, il Dom Perignon, pensando che per una volta potevo pure fare la follia di spendere un patrimonio e lo vidi sparire nella vorace borsa dei regali.
Arrivammo a casa sua che già c'erano tutti e mio cugino annunciò «Vi ho portato l'eremita...» subito fui costretto ad un tour-de-force di saluti ed auguri e sbaciucchiamenti vari «Francesca dai un bacio a zio» e subito una piccola bocca a ventosa già appiccicosa di cioccolata mi si incollava alla guancia e via via gli altri teneri frugoli si avvicendavano nell'avvilente obbligo.
Mi ripulii la guancia massacrando senza speranza un fazzoletto di puro batista e nel frattempo rimuginavo sul fatto che sorprendentemente ogni anno ritrovavo frugoli della stessa età, sembravano non crescere mai! In realtà si avvicendavano ogni anno poichè le mogli dei cugini e parenti vari durante il resto dell'anno ne stampavano di nuovi affinchè a Natale non se ne sentisse la mancanza...
Cominciai la distribuzione dei doni costati sanguinose lire e via altre pantomime tipo ringraziamenti, «Ma perchè ti sei disturbatooooo», «Maaa che cccarooo che sei!» e via dicendo, i frugoli erano i più terribili: «Non mi piaaace», «Voio quello che ci ha lei», «Ce lo ho già», «Questo è vecchio, ora barbie ci ha la casa al maaare» e così via, avevo speso un patrimonio e già cominciavano le lamentele e le madri perfide «Tesoro dì a zio quello che vuoi che lui te lo cambia...» mi appuntai rabbrividendo le sostituzioni da operare, per fare i cambi avrei dovuto pagare uno sproposito in più dato che i ragazzini sono terribili quando devono farti cacciare quattrini... tutte le novità le conoscono loro, sono informatissimi, seguono le informazioni su Topolino con la stessa attenzione con cui un finanziere segue i bollettini di borsa e le loro richieste, precise e fulminanti sono del genere che strizza i portafogli senza pietà... quel Natale a casa di mio cugino rischiava davvero di trasformarsi in una terribile bancarotta...
Ovviamente anche i grandi avevano degli appunti da fare sui miei regali, bestsellers costati una cifra venivano liquidati con un rapido «Ah deve essere carino, lo leggerò poi ti dico» per quanto me ne fregava a me del loro giudizio... Le mogli dei cugini non erano da meno, il tale profumo pagato a prezzo da capogiro a loro non andava bene per via della pelle etc. etc., perchè il loro invece...
Insomma tutti avevano da criticare nonostante che avessi portato loro cose che manco se le sognavano di notte vista la pidocchieria del rispettivo coniuge, poi cominciarono i regali nei miei confronti: le solite abominevoli cravatte che non si metterebbe nemmeno un mentecatto accompagnate dal solito «Così butti via quella schifezza vecchia che porti sempre al collo» - per la cronaca la schifezza vecchia è una Cerruti o una Yves Saint Laurent mentre le loro erano cravattacce senza marca forse rimediate in quantità da grossista a Via Sannio - oppure ignobili amari o liquori di scadentissima marca, perchè stranamente i Chivas Regal o consimili li vedi regalare solo negli spot pubblicitari; quando poi non era la solita fetentissima stilografica che non userei manco se mi costringessero con una lupara alle spalle accompagnata da un melenso «Per te che sei lo scrittore della famiglia...» trascurando il fatto che io uso il computer per scrivere e che la penna la uso solo per compilare gli assegni staccati per acquistare i regali fatti in simili liete (?) ricorrenze ed infine i dischi 33 giri con pessime esecuzioni delle solite compilation di Mozart e Beethoven, che non potrei ascoltare in nessun modo dato che ho solo il lettore cd e in ogni caso le esecuzioni che io scelgo sono di ben altro livello ed integrali, io odio le compilations di brani celebri tipo Reader's Digest... per finire i libri: enormi volumi rilegati pescati nei Remainder's o sulle bancarelle, libri in genere fuori mercato da eoni per via del loro scarso interesse...
Ad ogni nuovo dono la solita pantomima, scartare il fetecchioso pacchetto con i babbi natale e gli alberelli, carta che viene tosto ripiegata e messa via per altra occasione dalla donna più vicina, poi il solito finto stupore, gioia e graditudine - bleah - con il bacio sulla gota ricoperta da uno strato di luccicante cerone della moglie del cugino di turno delegata alla consegna... mi sono sempre chiesto tra l'altro perchè io devo fare i regali distinti a lui, alla moglie ed a ciascuno dei figli e loro invece... «Ti abbiamo fatto...», ossia tre o quattro in cambio di uno? Ma manco alla SMA...
Dopo gli stucchevoli convenevoli e l'avvilente cerimonia dei regali, si passa senza speranza al solito pellegrinaggio davanti all'albero di natale ed al presepio, con la sosta obbligata a contemplare l'abilità della padrona di casa di turno nel preparare quelle fetenzie con le palle ed i pupazzi comprati ai grandi magazzini e la carta celeste con le stelle dorate appiccicate alla meglio, i fiocchi d'ovatta e il borotalco a simulare la neve... una volta i presepi si facevano con le statuine di ceramica, di terracotta, che erano vere e proprie opere d'arte, componendo con esse delle immagini tridimensionali scenograficamente artistiche, ora invece con i set natalizi preconfezionati i presepi sembrano fatti con lo stampo: tutti uguali, gli stessi personaggi sproporzionati in confronto ad una grotta fatta con un pò di carta da pacchi pitturata alla meglio e ricoperta di borotalco e bambagia... e guai se non si loda l'estro creativo della padrona di casa... così assolvo anche a quel penoso dovere e mi predispongo al pranzo di Natale.
Dopo un rivoltante antipasto a base di olive farcite - che odio - di carciofini, prosciutto crudo e salame cacciatorino, tutte cose che detesto compresa la fetta di uovo sodo che mi dà il voltastomaco, si passa al pranzo vero e proprio e mentre lo aspetto osservo con senso di nausea i segnaposti melensi che durante un intero anno vengono celati quasi con vergogna ma che durante le feste - chissà perchè - vengono disseppelliti dai cassetti e posti in bella mostra di fronte ai malcapitati «A te l'orsetto perchè sei un orso e te ne stai sempre per conto tuo...» le solite battute con le solite risate ripetute ogni anno come un copione di una commedia di terz'ordine...
Poi, immancabili come la morte, arrivano i tortellini acquistati in quantità industriali in un brodazzo di dado accompagnati da «A te un pò di più perchè vivi da solo e ti tocca arrangiarti in rosticceria, così almeno a Natale mangi come si deve...» non replico, non ne vale la pena, ed ingurgito a fatica la sbrodazza con i tortellini stantii pensando con malinconia alle tagliatelle con ragù al whisky che avrei cucinato se avessi avuto la fortuna di passare il Natale da solo. Finisco a fatica il pattume che plaf altre due coppinate di tortellini non richiesti mi vengono scaraventate nel piatto con la solita sinfonia d'accompagnamento «Vivi da solo hai bisogno di mangiare qualcosa di buono una volta tanto...» la verità è che ne erano avanzate due coppinate che di sicuro anche un cane randagio avrebbe schifato con alterigia, quindi perchè non rifilarle al povero single... Dio come rimpiango il mio ragù...
Superato l'ostacolo dei tortellini arriva il solito cotechino con le lenticchie, tre o quattro fette con grumi di grasso grossi come fagioli immerse in alcune cucchiaiate di lenticchie probabilmente acquistate a prezzi fallimentari da qualche spedizione archeologica in Babilonia, ho cessato di mangiare, metto in bocca il cibo e l'ingoio con l'acqua minerale - quella della pubblicità naturalmente - anche questa volta tento disperatamente di dribblare altre due fette del rivoltante cotechino che la padrona di casa riesce a schiaffarmi sul piatto eludendo la mia strenua resistenza... Inizio ad avere il sudore freddo, so già che durante la notte avrò dei crampi allucinanti allo stomaco, per un momento ho la visione del secondo che avevo in programma, hamburger con i mirtilli oppure tasche di filetto ripiene passate nella farina - non avevo ancora deciso - e quasi mi vengono le lacrime agli occhi pensando al mio perduto pranzo di natale...
Finalmente anche il secondo viene in qualche modo superato e dopo aver evitato la solita frutta secca tipo noci, prugne e nocchie, dopo essermi categoricamente rifiutato di mangiare gli schifosissimi datteri che mi suscitano repulsione solo a guardarli arriva il momento del dolce.
Il dolce merita un discorso a parte: tutti sotto Natale comprano panettoni e pandori di marca, farciti e ricoperti, però stranamente queste prelibatezze non compaiono nel pranzo di natale, vengono tenute gelosamente nascoste e sulla tavola arrivano solo panettoni e pandori già tagliati a fette di marca ignota e sospetta, ovviamente il pandoro scompare rapidamente nelle rapaci mani dei teneri frugoli che per tutto il pranzo hanno scassato l'anima rifiutando questo e quella, ma che ora come avvoltoi in picchiata si fiondano sulle uniche cose commestibili della giornata, da quel momento infatti lo zucchero vanigliato lo ritroverai dovunque sulle poltrone, sui mobili, sui vestiti, perchè i teneri frugoli sono incapaci di mangiare il pandoro in modo civile, ma lo devono mangiare smollicandolo per tutta casa, saltandoti in braccio ed afferrandosi con le dita ingrommate alla giacca nuova messa per l'occasione, ficcando le dita mollicce ed impiastricciate tra le fette ancora disponibili, mai una volta che l'azzeccassero al primo colpo, per prenderne una ne devono toccare dieci, scegliendo alla fine la più grossa e più carica di zucchero vanigliato, fetta di cui ritroverai un pezzo sbavato, leccato e mezzo masticato proprio sulla sedia dove finirai per sederti in attesa che venga sparecchiato, massacrando così il pantalone appena lavato a secco.
Purtroppo sparito o reso non più appetibile il pandoro per via dei troppi smaneggiamenti o ci si accontenta del panettone dall'aspetto non particolarmente invitante o si ripiega sugli altri dolci che come al solito sono rappresentati dai soliti torroni tradizionali, quello bianco tosto come il muro che non si riesce a scalfire manco con una fresa idraulica e che naturalmente non viene toccato da nessuno, e quello al cioccolato farcito di nocchie dure come il porfido ed amare come il veleno, ed anche su quest'ultimo si fiondano i teneri frugoli afferrando i pezzi con l'intera mano, leccandolo e succhiandolo mentre con il calore della mano questo si trasforma in un grumo di cioccolata appiccicosa che poi ritrovi sui mobili e ovviamente sui vestiti, poichè il bamboccio dopo essersene liberato si ricorda che deve chiederti qualcosa e picchiando a mano aperta sulla manica della giacca per richiamare l'attenzione, in un colpo solo riesce parzialmente a ripulirsi la mano e definitivamente a rovinarti per sempre la giacca nuova...
Dopo un inutile tentativo della madre del piccolo criminale di ripulirti la giacca, tentativo che riduce un macchia di dieci centimetri in una devastazione di mezzo metro, il tavolo viene sparecchiato affinchè si possa procedere all'immancabile tomboletta, un gioco assolutamente idiota ma del quale sembra non si possa fare a meno, io tento di evitare di partecipare, ma è tutto inutile «Dai Roberto, prendi almeno una cartella...» alla fine mi ritrovo con cinque cartelle ed una manciata di fagioli mummificati, poichè nel mio disperato tentativo di esimermi tutte le cartelle con le finestrelle sono già state accaparrate ed a me tocca accontentarmi di quelle di vecchio tipo. Perlomeno la tombola è abbastanza economica in mezz'ora perdi poco, quindi faccio buon viso a cattivo gioco e mi rassegno.
La partita a tombola diventa presto un supplizio, chi estrae in numeri, incapace di leggerli così come sono scritti, deve dare ad ognuno di essi la sua personale interpretazione...
Passino le carrozzelle, morto che parla e via dicendo, ma il peggio arriva quando si comincia con «Gli anni di Tizio» allora tocca nel breve volgere di pochi secondi ripassare l'anagrafica del tale cugino per estrapolarne l'età e verificare se quel numero serve, che già il perfido ha annunciato un nuovo numero con un nuovo indecifrabile enigma, dopo pochi minuti sono nel pallone più completo, anche perchè alcuni parlano e non si capisce una mazza ed oltre tutto si aggiunge la zietta che destatasi dal torpore chiede con voce monotona «È uscito il 43? Ed il 22? Ed il...» cerco di seguire il gioco, poi chissà come scopro di aver fatto ambo, lo annunciò e contemporaneamente altri 5 o 6 annunciano il loro, in definitiva rinuncio alle poche centinaia di lire pressocchè indivisibili e di lì a poco la zietta annuncia in crescendo rossiniano prima il terno, poi la quaterna ed infine la cinquina, tutto con la stessa cartella avuta in regalo...
Ovviamente i teneri pargoli col piffero che se ne stanno a giocare in stanza loro, ma saltando di qua e di là nella stanza rendono l'atmosfera ancora più demenziale, alla fine scopro che sto per fare tombola, da un lato mi sembra pure giusto, ho speso un patrimonio, almeno qualcosa recupero, mentre vado a vedere quale sia il numero mancante un frugolo mi si arrampica addosso tirando la tovaglia e scombinando i fagioli, così mentre lottando contro il tempo cerco di risistemare le cartelle, la zietta si sveglia, annuncia la tombola e si fotte anche l'ultimo premio.
Il resto è quasi senza storia, il sette e mezzo ed il mercante in fiera danno altri due duri colpi al mio portafoglio che comincia svuotarsi in modo preoccupante. Nel sette e mezzo ad esempio punto come un disperato su un 7 e mezzo reale ottenuto con la matta e mia cugina, che ha il banco mi spazzola via tutto facendo lo stesso punto chiamando su un sette, beh se non è culo questo!
Breve intervallo alle diciotto per il caffè ed una seconda razione di dolci.
Il caffè è un'ignobile ciofeca amara come il veleno, i dolci sono i rimasugli di pranzo a cui si aggiungono una ventina di ricciarelli ed un pò di gianduiotti, questi ultimi non faccio manco in tempo a vederli poichè i frugoli già appostati li fanno sparire tutti in un baleno, per lasciarli poi mozzicati e leccati qua e là per la casa.
Dopo un'altra serie di giochi con le carte su cui preferisco stendere un pietoso velo e che finiscono di svuotarmi il portafoglio, arriva il momento dello spumante, bè mi dico almeno qui vado bene, bevo il mio che è di marca! Eppure guardando le bottiglie di quello manco l'ombra, non voglio essere sgarbato pur tuttavia interrogo con lo sguardo mio cugino che butta là distrattamente «Beh quello lo teniamo per brindare a capodanno...» non replico a questo punto non ho nemmeno più voglia di replicare, comincio ad avere dei feroci crampi allo stomaco e riesco a malapena a mandar giù un sorso di Asti Cinzano, mentre la moglie girando il coltello nella piaga aggiunge «Buono eh... questo è dolce...» buono? uno spumante da poche lire al posto del mio squisito champagne di marca costato un patrimonio? Faccio finta di non averla neppure udita ed intanto cerco di trovare il modo di squagliarmi, di tornare al sicuro rifugio della mia casa.
Alla fine prendo il coraggio a due mani e dico a mio cugino che preferirei andarmene a casa dato che non mi sento un gran chè bene, ma lui mi guarda come se avessi due teste «A quest'ora? Ma è presto, tra un pò facciamo un altro giro di cotechino - io rabbrividisco al pensiero - aspetta almeno le 22 o le 23, come faccio ad accompagnarti adesso?» faccio un rapido calcolo: se aspetto finirò per fare l'una o le due e dissanguare anche il conto in banca con le partitelle e col mercante in fiera, così dato che cinquantamila lire mi sono rimaste dal naufragio replico «Vabbè Marco non ti preoccupare, prendo un taxi!»
«Come preferisci - replica - però potevi restare ancora per una partitella» sì col piffero penso, così perdo pure il denaro per il tassista.
Saluto tutti, chiamo per telefono un taxi, raccolgo i regali e me ne vado.
Fuori fa un freddo polare, i crampi allo stomaco sono diventati dolori tipo parto, il taxi tarda, ho la giacca rovinata, praticamente da buttare, i pantaloni da riportare in lavanderia, ho speso uno sproposito e ci ho rimesso pure il mio champagne di marca di cui non ne ho bevuto nemmeno una coppa...
Il taxi finalmente arriva col tassametro già sulle dodicimila, chiedo ansimando per il freddo e per i dolori allo stomaco «Questi pagano?» indicando all'autista le buste con i regali ricevuti, lui guarda e replica «Certo, sono bagagli» allora gli dico «Attenda un attimo - mi dirigo verso un cassonetto, lo apro e ci scaravento dentro i regali, poi mi ricordo che mi sono dimenticato i regali dei pargoli da cambiare, scrollo le spalle e mi dirigo di nuovo verso il taxi in attesa - Via Taranto, grazie» e me ne torno a casa.

www.areacom.it/arte_cultu...home_3.htm






Modificato da danzandosottolaluna 03/01/2006 18.47
GocciaDiParadiso
00sabato 7 gennaio 2006 19:51


Mia cara x fortuna il mio Natale è diverso [SM=g27985] ...i regali si fanno di cuore pensando bene a chi dovrà riceverli....
Ma devo convenire che alcune persone devono vivere la tortura del Natale... pranzo.... regali comperati di corsa all'ultimo minuto ... confusione deleteria (x i single), certo non è da invidiare, e sai perchè ? Nonostante tutti gli intoppi...bisogna entrare nell'ATMOSFERA DEL NATALE [SM=g27998]


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