Scajola: "Via al nucleare"

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
il rat-man
00venerdì 23 maggio 2008 09:04

L'Italia cambia rotta e punta all'energia nucleare. «Entro questa legislatura porremo la prima pietra per la costruzione nel nostro paese di un gruppo di centrali nucleari di nuova generazione - ha annunciato il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, suo intervento all'assemblea di Confindustria. «Solo gli impianti nucleari - ha aggiunto il ministro - consentono di produrre energia su larga scala, in modo sicuro, a costi competitivi e nel rispetto dell'ambiente».

IMPEGNO ASSUNTO DA BERLUSCONI - La scelta del nucleare «è un solenne impegno assunto dal presidente Berlusconi all'atto della fiducia al nuovo governo. Onoreremo questo impegno con convinzione e determinazione». Il ministro ha anche messo in luce la necessità di definire «una strategia energetica nazionale contenente priorità, indirizzi e strumenti di attuazione per il breve e il lungo periodo» e che sarà sottoposta a pubblica consultazione attraverso una Conferenza nazionale per l'energia e l'ambiente.

LEGAMBIENTE - «Ecco che riparte la favoletta del nucleare che risolve tutti i problemi energetici dell'Italia», ha commentato la notizia Legambiente. «Prima di sbandierare atomi a destra e a manca», sottolinea il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, «l'esecutivo dovrebbe chiarire dove pensa di recuperare i soldi per realizzare gli impianti. Per esempio: il primo e finora unico reattore nucleare commissionato nell'Europa occidentale dopo Cernobyl, quello finlandese sull'isola di Olkiluoto, ha già sforato il budget di spesa previsto del 35%. Inoltre l'Energy information administration degli Usa, non una setta di fanatici ecologisti dunque, afferma che l'elettricità proveniente da una nuova centrale nucleare è più costosa del 15% rispetto a quella prodotta con il gas naturale, senza contare lo smaltimento delle scorie e i costi di dismissione della centrale stessa. Dire, come fa Scajola, "nuova generazione" si intende la quarta generazione, che è però ancora in una fase embrionale. Se tutto va bene impianti di questo tipo saranno disponibili tra 20-25 anni». Infine Legambiente chiede al governo di indicare anche dove vorrebbe aprire le nuove centrali.

ENEL: «SIAMO PRONTI» - «Tecnicamente l'Enel è pronta», ha detto l'amministratore delegato dell'Enel Fulvio Conti, in merito all'annuncio del governo di aprire al nucleare in Italia. «La durata della legislatura, pari a cinque anni, può essere un percorso realizzabile», serve però un quadro normativo aggiornato e una forte spinta di condivisione al progetto da parte del territorio».

EDISON: «FAREMO NOSTRA PARTE» - Giudizio positivo dell'amministratore delegato di Edison, Umberto Quadrino, alle dichiarazioni di Scajola: «È particolarmente condivisibile l'apertura del nuovo governo al nucleare e, più in generale, alla diversificazione del mix energetico. Edison è pronta a fare la sua parte e a lavorare con il governo alla realizzazione di questo processo».

GREENPEACE: «INACCETTABILE» - Secondo l'organizzazione internazionale ecologista Greenpeace, «l'annuncio del governo è inaccettabile e suona come una dichiarazione di guerra. Il governo pensa di riaprire il discorso con qualche decreto legge? Avrà le risposte che merita», ha detto Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace Italia. «È necessario rendere più facile il percorso autorizzativo delle fonti rinnovabili e lanciare un piano nazionale per l'efficienza energetica che può dare, a costi inferiori a quelli di produzione, l'equivalente di 15 centrali entro il 2020: è questa e non il nucleare la strada giusta».




che ne pensate?

tecnicamente già acquistiamo energia ottenuta dal nucleare e l'enel ha comprato all'estero 2 centrali nucleari.

i rischi enormi di scorie e radiazioni ci sono sempre ma è altrettanto vero che l'italia è circondata dalle centrali francesi e svizzere [SM=x967709]
nick the quick
00venerdì 23 maggio 2008 10:26
concordo con quello che hai scritto rat. Francia e compagnia le hanno, quindi non è che ora il rischio non ci sia, e per di più acquistiamo energia da loro.
Io sono d'accordissimo sul tornare al nucleare.

il rat-man
00sabato 24 maggio 2008 13:47

Quattro centrali di terza generazione che nel 2020 copriranno almeno il 10% dei consumi di energia in Italia, vale a dire 6000 megawatt, più il sito per lo stoccaggio delle scorie radioattive. Un progetto gestito o dalla sola Enel o da un consorzio guidato dal gruppo pubblico e composto dalle altre aziende produttrici (Edison, Eni, Sorgenia, le ex municipalizzate...) e dalle industrie energivore. Il tutto in un quadro normativo certo e definito.

La "ricetta" dell'Enel per il ritorno al nucleare è ormai pronta: l'amministratore delegato del colosso elettrico, Fulvio Conti, la presenterà al governo nei prossimi giorni consegnando un piano articolato al quale i tecnici del gruppo lavorano ormai da qualche mese e che, ora, si inserirà nel solco dell'accelerazione impressa dal ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola. "Entro cinque anni la prima pietra delle nuove centrali nucleari italiane", è l'impegno del ministro annunciato giovedì all'assemblea di Confindustria, e il progetto dell'Enel stima una tabella di marcia teorica che si spalma su nove anni: due per l'allestimento del contesto normativo, due per l'iter delle autorizzazioni, quattro per la costruzione e uno da conteggiare per eventuali ritardi in corso d'opera.

La tecnologia indicata è quella del nucleare di "terza generazione migliorata", dal momento che i vertici dell'Enel non vedono prospettive temporali praticabili per le centrali di quarta generazione (quelle, per intenderci, che non produrranno scorie radioattive); verrebbe sfruttata al meglio, inoltre, la competenza tecnologica acquisita dagli uomini del gruppo nel corso degli ultimi anni al di fuori dall'Italia, ovvero in Slovacchia attraverso la Slovenske Elektrarne, in Spagna attraverso l'Endesa e in Francia con la partecipazione al progetto Epr.

Il piano si dispiega su tre livelli. Innanzitutto quello normativo, con la previsione di una legge delega che fissi il contesto nel quale poi collocare singoli provvedimenti su autorizzazioni e controlli. "Una legge - è la tesi espressa a più riprese da Conti - che, modificando il titolo V della Costituzione (ripartisce le competenze tra Stato ed enti locali, ndr) presenti a Comuni e Regioni un percorso ben definito. Si tratterebbe, in sostanza, di riportare le scelte strategiche al livello più alto della politica, cioè al Parlamento e non alla singola amministrazione locale, completando inoltre la filiera del nucleare con il collegamento a università e alla ricerca".

Il secondo livello del progetto riguarda l'identificazione delle zone del Paese dove dislocare le centrali e il sito per lo stoccaggio delle scorie radioattive. Enel nel documento non fa nomi, lasciando la scelta ad una parte terza - dunque, governo e Parlamento - alla quale vengono comunque sottoposti i criteri classici di valutazione utilizzati a livello internazionale (rischi sismici e di esondazione, densità abitativa). In questo senso, la pole position spetterebbe ai territori che già ospitano impianti nucleari (quelli realizzati e poi disattivati dal referendum del 1987 - Latina, Trino, Garigliano, Caorso - o bloccati in corso d'opera, come Montalto), mentre per quanto riguarda il sito di stoccaggio delle scorie, i ragionamenti dei tecnici non escludono la scelta di un impianto provvisorio, lasciando inoltre sul tavolo sia l'opzione dell'interramento che quella del deposito in superficie.

Terzo livello, infine, sugli aspetti finanziari. Il piano non fissa una stima certa sul costo complessivo del progetto, mettendolo in relazione alle varie opzioni tecnologiche attualmente a disposizione dell'Enel: da quella nipponico-americana della Westinghouse (utilizzata in Spagna), a quella francese dell'Epr, a quella russa presente in Slovacchia. Stesso discorso per il problema delle coperture assicurative e delle formule di finanziamento. Un'aleatorietà finanziaria che caratterizza il piano di Enel, ma non il report diffuso ieri da Ubs: secondo la banca svizzera, l'approdo dell'Italia al nucleare entro il 2020-23 comporterebbe per il gruppo controllato dal ministero dell'Economia un aumento del valore nominale di 2 miliardi di euro ogni 1.000 megawatt di potenza installata. Vale a dire un beneficio di 0,1 euro ad azione per i soci Enel.



incredibile: dopo 15 anni si parla di PIANO ENERGETICO NAZIONALE, si sono svegliati [SM=x967723]
SuperDelve
00sabato 24 maggio 2008 14:58
ideologicamente sono contrario al nucleare, principalmente perchè

a- è pacifico che faccia male (ma come anche le onde di televisione, radio, cellulari, etc. - con le debite proporzioni): valori demografici alterati in tema di leucemie, tumori etc. etc.

b - L'homo economicus nella sua storia ha manifestato palesemente il pressapochismo quando si tratta di limare sui margini di guadagno: quindi in culo alla sicurezza, tappiamo le falle con il chewingum e tuttosotto silenzio fino a quando non scateniamo una sindrome cinese, e poi tutti giù a grattarci la testa e a chiederci come mai sia potuto accadere.

c - le scorie? dove le mettiamo? ora come ora o le stivano in posti insicuri o misteriosamente scompaiono durante i trasporti. Stiamo ipotecando ancora una volta il futuro dei nostri figli

Economicamente parlando invece è ovvio essere a favore di aprire centrali nucleari in loco invece di comprare energia da centrali sul confine o quasi che in caso di cataclismi bene non fanno lo stesso.

E'un tema delicato, ma oltre alle questioni generali io aggiungerei altre criticità tipicamente italiane:

ok che ci sono le centrali tedesche e francesi, ma voi ve l'immaginate una centrale italiana in mano alla pubblica amministrazione? alla camorra? alla mafia? da brividi. il punto b di sopra risulterebbe notevolmente amplificato. Idem per il punto c (anzi credo che i clan già ora siano notevolmente impegnati nello smaltimento delle scorie di tutto il mondo).

Insomma sono per un no ma non vedo alternative migliori - l'idroelettrico è saturo, l'eolico è dispendioso, la generazione da termovalorizzatore non so quanti margini possa avere.

Problema spinoso. Se non altro si torna a pensare alla sicuezza energetica che dovrebbe essere sempre al centro della questione politica.
il rat-man
00sabato 24 maggio 2008 17:49
Re:
SuperDelve, 24/05/2008 14.58:

ideologicamente sono contrario al nucleare, principalmente perchè

a- è pacifico che faccia male (ma come anche le onde di televisione, radio, cellulari, etc. - con le debite proporzioni): valori demografici alterati in tema di leucemie, tumori etc. etc.

b - L'homo economicus nella sua storia ha manifestato palesemente il pressapochismo quando si tratta di limare sui margini di guadagno: quindi in culo alla sicurezza, tappiamo le falle con il chewingum e tuttosotto silenzio fino a quando non scateniamo una sindrome cinese, e poi tutti giù a grattarci la testa e a chiederci come mai sia potuto accadere.

c - le scorie? dove le mettiamo? ora come ora o le stivano in posti insicuri o misteriosamente scompaiono durante i trasporti. Stiamo ipotecando ancora una volta il futuro dei nostri figli

Economicamente parlando invece è ovvio essere a favore di aprire centrali nucleari in loco invece di comprare energia da centrali sul confine o quasi che in caso di cataclismi bene non fanno lo stesso.

E'un tema delicato, ma oltre alle questioni generali io aggiungerei altre criticità tipicamente italiane:

ok che ci sono le centrali tedesche e francesi, ma voi ve l'immaginate una centrale italiana in mano alla pubblica amministrazione? alla camorra? alla mafia? da brividi. il punto b di sopra risulterebbe notevolmente amplificato. Idem per il punto c (anzi credo che i clan già ora siano notevolmente impegnati nello smaltimento delle scorie di tutto il mondo).

Insomma sono per un no ma non vedo alternative migliori - l'idroelettrico è saturo, l'eolico è dispendioso, la generazione da termovalorizzatore non so quanti margini possa avere.

Problema spinoso. Se non altro si torna a pensare alla sicuezza energetica che dovrebbe essere sempre al centro della questione politica.



sono esattamente i miei dubbi, specialmente sulla incapacità cronica che c'è in italia nel gestire queste cose, che spesso finiscono in mano alla criminalità organizzata, sia essa camorra mafia ecc...

più che altro sembra non ci siano alternative valide, sia in termini di efficienza sia in termini di rischio per le persone che abitano/abiteranno vicino ai siti delle centrali. il mio essere "favorevole" è proprio causato dalla mancanza di altre scelte [SM=x967708]
il rat-man
00venerdì 30 maggio 2008 11:03
Nucleare, che follia le centrali in Albania

Mi si dice che qualcuno avrebbe avanzato la proposta, visto che - parrebbe - non vogliamo reattori nucleari in casa, di costruirli in Albania. Viene spontaneo chiedersi: ma che razza di Paese siamo? Vabbé che vantiamo una plurisecolare storia di abdicazione alle nostre responsabilità militari e reiterato affidamento ad eserciti stranieri della sicurezza della penisola italica, però ci pare che qui si stia varcando il limite di ogni decenza. Senza neanche un filo di rossore, esportiamo, da anni, monnezza all’estero. Vabbé che per anni li abbiamo avuti al governo, ma i Verdi oggi non sono neanche all’opposizione: non ci sono più alibi, neanche per l’opposizione. Unici al mondo - unici - importiamo 50 miliardi di kwh elettrici da nucleare, per i quali paghiamo alla Francia, ogni anno, da 20 anni, più dell’equivalente di un reattore nucleare: un quarto del parco nucleare francese l’abbiamo costruito noi, col denaro delle nostre tasse. Ma vi rendete conto di quanto siamo stati coglioni? C’è bisogno di rinsaldare questa consapevolezza andando a pagare reattori nucleari in Albania? Scusate lo sfogo.
Proviamo ora a chiarire i termini della questione energetica. Ha fatto bene il ministro Scajola a preannunciare un piano energetico nazionale (Pen). Se mi consente un sommesso suggerimento, comincerei ad allestirne uno limitato al solo settore elettrico: chiamiamolo Pel. Orbene, il mondo sa produrre energia elettrica o da idrico, o bruciando petrolio, gas, o carbone, o da nucleare, o dalle tecnologie eolica e fotovoltaica (Fv). L’idroelettrico, che ad alcuni Paesi fornisce perfino il 100% del fabbisogno, è un’ottima tecnologia ma limitata dalla orografia locale. In Italia contribuisce col 15% (grazie a esso siamo uno dei primi Paesi in Europa che produce da rinnovabili: in percentuale di fabbisogno doppiamo la Germania) e potrebbe - e dovrebbe - essere raddoppiato. Il petrolio è troppo prezioso, va riservato alla petrolchimica e bruciarlo per produrre elettricità è un piccolo crimine che nessuno al mondo commette, eccetto noi, naturalmente. Anche il gas è prezioso: Usa e Gran Bretagna producono da esso il 20% dell’elettricità che gli serve, la Germania lo fa per il 10% e la Francia per il 5%. Noi - di nuovo, unici al mondo - lo facciamo per oltre il 50%. Il carbone è il combustibile fossile più economico, abbondante e diffuso nel mondo, e facilmente trasportabile: unici al mondo non lo usiamo come dovremmo (meno del 10%: la Germania, per dire, se ne serve per oltre il 50%). Il combustibile nucleare costa ancora di meno e ce n’è per migliaia di anni. Naturalmente, il vento e il sole sono gratis.
Per completare la fase di informazione, dobbiamo ora considerare il costo degli impianti. Per produrre uno solo dei 40 Gw di elettricità che assorbiamo, un impianto a turbogas costerebbe 1 miliardo, quello a carbone 2 miliardi, quello nucleare 3, quello eolico 6 e quello Fv 60 miliardi. Non bisogna essere degli economisti per comprendere che il Fv è totalmente fuori mercato: la spesa di denaro pubblico sul Fv andrebbe proibita e gli enti locali che lo stanno facendo ci stanno mettendo vieppiù in ginocchio. Il Fv ha anche un handicap, condiviso con l’eolico: la potenza Fv o eolica installata aggiunge zero capacità al sistema elettrico, perché zero è la potenza quando il sole non brilla o il vento non soffia. Detto diversamente, i miliardi spesi, tutti oggi, per un parco eolico (6) o per un equivalente impianto Fv (60) farebbero risparmiare, in 30 generosi anni di esercizio, mezzo miliardo di combustibile nucleare.
Stando così le cose, un mix razionale di produzione di energia elettrica dovrebbe, innanzitutto, escludere Fv ed eolico e sfruttare al massimo le potenzialità dell’idroelettrico. Quindi, dovrebbe usare: il nucleare, per soddisfare la richiesta elettrica di base (cioè quella che il Paese sempre richiede). Gli impianti nucleari sono i più costosi, lavorano meglio in continuo (venendo così prima ammortizzati) e bruciano combustibile economico. La richiesta superiore a quella di base, ma sempre nella norma, dovrebbe essere soddisfatta dal carbone. Le richieste di picco, dal costosissimo gas: gli impianti costano poco e ben si adattano a servire «da riserva calda», pronti ad avviarsi nelle eccezionali richieste.
E noi? Nell’immediato dovremmo: potenziare l’idroelettrico, convertire a carbone gli attuali impianti a petrolio, ridurre l’uso del gas (quindi, ministro Matteoli, dica «no» ai rigassificatori, che sono inopportuni, inutili, economicamente dannosi, e anche pericolosi) a favore, sempre nell’immediato, del carbone. E il protocollo di Kyoto? Volessimo soddisfarlo con l’eolico dovremmo impegnare 80 miliardi in 80.000 turbine eoliche; col Fv dovremmo impegnare 800 miliardi. Oppure, basterebbero 40 miliardi in 9 reattori nucleari (tanti quanti ne ha la Spagna): ma il primo andrebbe messo a Latina, non in Albania. Non dovrebbe essere difficile, per far rialzare questa Italia.



credevo che il carbone venisse usato molto meno all'estero, in germania addirittura al 50% del fabbisogno e nonostante le centrali nucleari di cui dispongono [SM=g27825]
wild§live®
00martedì 10 giugno 2008 23:37
ottimo a patto che non si trascurino altre risorse rinnovabili
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 07:22.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com