Troppa sauna fa male alla fertilità
Ricerca dell'università di Padova. Test di tre mesi su soggetti sottoposti a bagni di calore due volte a settimana: dimezzata la produzione di spermatozoi
PADOVA - La sauna troppo frequente non fa bene alla fertilità: nell’arco di tre mesi può aumentare la temperatura dei testicoli e dimezzare la produzione degli spermatozoi. È quanto è stato osservato nella ricerca condotta nell’università di Padova e presentata nel convegno sulla Medicina della sessualità in corso ad Abano Terme, nel Padovano.
IL PROBLEMA - In condizioni normali la temperatura dei testicoli è di 2 gradi inferiore a quella corporea, fattore fondamentale per una normale produzione degli spermatozoi, spiegano i ricercatori, coordinati da Carlo Foresta. È inoltre noto da tempo che il calore ha un effetto negativo sulla fertilità e la conferma ulteriore è arrivata dallo studio di 10 giovani che si sono sottoposti a sedute di sauna di un quarto d’ora ciascuna due volte alla settimana per tre mesi. Si è osservato così un aumento di due gradi della temperatura dei testicoli e che nell’arco di tre mesi la produzione di spermatozoi nel campione preso in esame si era più che dimezzata. La situazione, osservano i ricercatori, è reversibile grazie all’azione di molecole riparatrici, capaci di contrastare gli effetti negativi del calore.
ANDROGINI - La stessa equipe di ricercatore spiega come alcuni indici della virilità stiano cambiando, al punto da far ipotizzare un futuro in cui i caratteri androgini potrebbero essere tutt’altro che rari. Negli ultimi 60 anni, per esempio, le dimensioni del pene si sono ridotte in media del 10% e in alcuni individui la riduzione è ulteriore, al punto che gli esperti parlano di «micropene». Tra i principali responsabili del cambiamento ci sono obesità e inquinamento. La ricerca, in questo caso, è stata condotta su 2.123 ragazzi di 18 anni delle scuole superiori di Padova e provincia.
ASPETTO ANDROGINO - Altezza superiore alla media (almeno un metro e 79 centimetri), decisamente in sovrappeso (uno su quattro è obeso), gambe molto lunghe: si presenta così il fisico maschile tendente all’androgino descritto dai ricercatori. «Tutti questi dati - spiega Foresta - sono in relazione tra loro e con un pene dalla misura decisamente inferiore alla media».
MICROPENE - Dallo studio risulta che negli ultimi 60 anni la lunghezza del pene a riposo si è ridotta del 10%, ossia da 9,7 a 8,9 centimetri, e che dal 2001 ad oggi c’è stata una riduzione ulteriore dell’1%. Inoltre in 52 ragazzi (il 30,7% dei quali obesi) si è osservato quello che i ricercatori chiamano «micropene», con una lunghezza a riposo di 5-6 centimetri o la circonferenza in erezione inferiore a 8 centimetri. Secondo gli andrologi ciò accade perchè durante l’adolescenza «l’obesità influenza negativamente la produzione di androgeni testicolari che regolano lo sviluppo del pene».
INQUINANTI ANTI-VIRILITÀ - Sul banco degli accusati ci sono diossine, pesticidi, metalli pesanti, additivi di plastiche, vernici e materiali tossici liberati dai detergenti. Tutte queste sostanze danneggiano lo sviluppo e la funzione dei testicoli già durante lo sviluppo embrionale, così come le dimensioni del pene si decidono nei primi quattro mesi di vita embrionale, entro i primi quattro anni di vita e durante l’adolescenza.
TENDENZA ALL’UNISEX - Secondo Foresta, «un pene con qualche millimetro in meno non è un fatto preoccupante di per sè: il nostro non è un allarme sulla capacità sessuale dei giovani oggi. Quello che preoccupa - ha spiegato - è la proiezione nel tempo di questo fenomeno, che annuncia una tendenza all’androginia».