Vandalismo o ecoterrorismo? Tranciati i cavi del Caminetto al Pizzo dei Tre Signori

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arteriolupin
00lunedì 16 febbraio 2009 09:58
Buongiorno a tutti

lo scorso ottobre si è ripetuto un fatto increscioso, purtroppo non nuovo:

un qualche idiota ha pensato bene di tranciare i cavi fissi posti sul punto più esposto dell'itinerario chiamato "del Caminetto" per la cima del Pizzo Tre Signori (Orobie Occidentali).

Il sentiero del Caminetto è - in soldoni - la via normale da Sud-Ovest per salire al Pizzo dei Tre Signori dal Rifugio Grassi.
Il Pizzo è una meta molto ambita da tutti i versanti - Lecchese, Bergamasco-Bremabano e Valtellinese (Val Gerola). Ci sono numerosi "sentieri" d'accesso, praticamente da ogni versante, con difficoltà che, generalmente, non eccedono il grado "EE". Sulla via del Caminetto, da svariati anni, in un punto un po' rognoso per l'esposizione, soprattutto in vista della grande frequentazione, anche invernale, erano stait posti alcuni cavi (come spesso accade per gli itinerari più frequentati).
Un qualche "buontempone" si è portato dietro un tronchese (secondo me facendo una preparazione degna di una invernale al K2) ed ha provveduto a recidere i cavi.

Poco male, per gli esperti... Il passaggio è al massimo di I+ - forse II grado. Ci si passa comunque... Il punto è:

ma con tutte le ferrate "idiote" e illogiche che esistono, proprio con quei -5 metri di cavo se la dovevano prendere?

Il dibattito è nuovamente presentato e non credo sia superfluo riaprirlo qui, in un forum dedicato alle ferrate.
Qual ' il limite di demarcazione tra il desiderio di "mettere in sicurezza" gli itnerari più freqeuntati e l'altrettanto corretto desiderio di mantenere preservata la "wilderness" delle montagne?

Esprimo solo un mio parere, ora, che non ha alcuna pretesa se non quella di riaprire un dibattito non privo di interesse:

la proliferazione di nuove vie ferrate è, per alcuni versi, preoccupante. Pare stia nascendo una nuova disciplina, chiamata ferratismo, che vuole la creazione di itinerari sempre più illogicamente difficili e con uso sempre maggiore di pioli, maniglie, pediglie, ponto a fune, ponti delle scimmie, carrucole ed altre diavolerie... Contestualmente, questa disciplina, concentrandosi sulla "difficoltà" del percorso stesso, sta abbandonando progressivamente l'ambiente (cioè i panorami) per trovare posto su pareti con avvicinamento pari a zero o quasi.
Nello stesso tempo, da anni si stigmatizza la condotta di rifugisti, associazioni, CAI ed Enti vari che pare abbiano accettato al regola tacita in base alla quale ad un rifugio debba corrispondere una "via ferrata" quale richiamo per gli escursionisti.
La montagna vive anche di turismo, su questo siamo d'accordo.
Esistono prcorsi "classici", sulla cui bontà e bellezza nemmeno il più esagitato nemico delle ferrate trova da dire...

Esiste però una corrente id pensiero che vorrebbe un ritorno ad una montagna meno "turisticizzata" e libera non solo dai cavi, ma anche dagli inutili sengi rossi... Una preservazione della wilderness ed un rilancio di un escursionismo "di cervello" e "di ricerca", con le vie segnate da ometti e con la percorrenza da parte di persone che abbiano voglia di "cercare" la via e non seguire solo bovinamente un cavo o una serie di sengi rossi.

Posizioni lodevoli e condivisibili, forse, entrambi.

Resta il fatto che, se da un lato vien da chiedersi dove si stia andando con tutti questi chilometri id cavi e pioli da mantenere e verificare, da controllare e che forniscono ogni anno lavoro al soccorso alpino... Dall'altro lato, invece, non si può non essere d'accordo con chi chiede di lasciare integre ed intatte soprattutto quelle mete generalmente lasciate ai margini dal turismo di massa.

Vedere sezioni CAi che vanno a segnare a minio vie normali peraltro assolutamente evidenti su itinerari sui quali passano, se tutto va bene, dieci persone all'anno, fa discutere... E disturba...

Una cosa differente, però, è vedere un ecologista che diventa eco-terrorista e va a togliere le attrezzature in zone ad alta frequentazione.
Ora, per quanto non ami l'esasperazione della "facilitazione", devo fare una ulteriore considerazione: le opere dell'uomo sono anche i sentieri, i muri a secco, i ponti, i rifugi...
Se un idiota trancia i cavi su una via MOLTO FREQUENTATA, per coerenza dovrei chiedergli anche di togliere il sentiero ed il rifugio...
Non sono pochi metri di cavo a disturbare realmente la natura e l'integrità della montagna. Nelle Alpi Occidentali da tempo immemorabile le Guide lasciano in loco canaponi e facilitazioni per i clienti da scarrozzare da una montagna all'altra... Non sono forse, a modo loro, ferrate anche quelle? Chiamiamole "canapate", ma sempre tali restano.
All'Argentera ormai si va su cavo fisso e la normale italiana al Cervino, tra poco, sarà un susseguirsi di canapi...

Il turismo è una risorsa importante e porta da vivere alle valli.
La preservazione delle Valli e edelle Montagne è altrettanto importante, perché sarà la natura ciò che continuerà a richiamare l'ecoturista...

Ma sono davvero quei dieci metri di cavo a creare il danno ecologico o è fors eil caso di rivedere quali e quanti impianti sciiistici, quali e quante strade inutili portano realmente scempio in montagna?

Avrei una serie infinita di esempi, dal Mangart al Monviso, di scempi per lo sci o per le "carrozzabili d'accesso", che hanno stravolto le montagne...

Mi limito a consiliare questo, al gentiluomo che ha tranciato i cavi sul Pizzo dei Tre Signori: perché non vai a rompere i coglioni sul Pizzo Arera, dove stanno costruendo una strada che permetterà di salire in auto fino al rifugio Capanna 200, creando osì inquinamento e danni ad una zona rinomata dal punto di vista ambientale, botanico e faunistico?

Mi pare tanto che questi pseudoecoterroristi se la prendano con quattro cavi per non rompere i coglioni a chi sbanca le montagne per fare piste da sci e dimpianti di risalita com eallo Zuccone Campelli...

Forse perché gli stessi eco-terroristi d'inverno sono i primi ad usare lo skilift e le piste...

Nulla contro lo sci da pista, per carità... Ma anche lì, se vogliamo continuare a vedere il "richiamno" per i turisti, sarà il caso di essere meno invasivi e preservar ela bellezza delle montagne.

In attesa che le guide ripongano quei dieci metri di cavo, auguro agli idioti col tronchese ed a tutti Buone Montagne
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