Ecco conclusa la seconda parte del racconto riguardo i viaggi nel tempo, l'ho inziata a scrivere questo pomeriggio prima di andare da Guaiz, l'ho continuato quando sono tornato e l'ho completato ora! Ecco a voi...
P.s. ho ancora ascoltato la canzone "Eloi" a ripetizione per scrivere questo...
Spero che vi piaccia...
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<< Ora, dunque, ti spiegherò ogni cosa... >> cominciò Marnelli voltandosi e cancellando ciò che era disegnato sulla lavagna,
<< Non aspettavo altro >> risposi dopo aver avvicinato una sedia ed essermici poggiato sopra; il professore si volse nuovamente verso di me e riprese a parlare,
<< Come ti dicevo, la mia teoria del tempo è basata sul concetto che questo sia rappresentabile su un piano cartesiano triassiale, in questo modo... >> e disegnò molto velocemente ma con grande precisione una linea verticale, una orizzontale ed una obliqua le quali si incontravano in un punto che egli indicò con VL, poi rispettivamente sull'estremo alto della prima pose uno zero, su quello destro della seconda un più enne e su quello in basso della terza un meno enne,
<< Fino a qui è chiaro? >> domandò Marnelli senza staccare gli occhi dalla figura che aveva disegnato,
<< Non tutto.. >> affermai << che cosa rappresenta la VL con la quale hai indicato l'origine degli assi? >>
<< Piccolo osservatore senza perspicacia... >> disse il mio interlocutore girandosi con uno sguardo tutt'altro che entusiasta per una domanda che, probabilmente, riteneva alquanto stupida, << che cosa mai potrà rappresentare il punto nel quale passato, presente e futuro sono la stessa cosa? >> mi chiese un poco spazientito,
<< Il tempo si annulla quando si raggiunge la veocità della luce, ma certo! >> esclamai di scatto,
<< E' così! Ora che hai compreso anche questo torniamo alla spiegazione...tutto quello che noi percepiamo è formato da particelle le quali, secondo la mia teoria, vengono posizionate sia sull'asse del presente, quello che io ho indicato con lo zero, sia su quello del fututo, indicato con più enne, sia in quello del passato, meno enne...con questo si indica la diversa posizione temporale dello stesso corpo... >> notando la mia espressione non proprio convinta Marnelli abbassò lo sguardo, quindi lo rialzò subito e riprese a parlare più lentamente << Facciamo un esempio...prendi questo gesso che tengo in mano >> alzò la mano tenendo tra l'indice ed il pollice il piccolo pezzo di minerale che utilizzava per scrivere << tu lo percepisci, anche un momento fa lo percepivi ed è quasi certo che lo percepirai anche fra un momento...il gesso è formato da delle particelle, bene, queste, secondo la logica, in questo piano cartesiano che ho rappresentato possono essere rappresentate...mettiamo che il gesso sia questo punto, chiamiamolo ad esempio A >> piantò il gesso ad una certa altezza da VL sull'asse zero e fece un punto << questo che vedi è il gesso in un dato momento, un presente, siamo d'accordo? Bene, lo stesso gesso era qui... >> e fece un secondo punto al di sopra dell'asse meno enne << ...in un dato passato...possiamo dunque supporre che nel futuro esso faccia parte della congiungente passante per i due punti...questo, ovviamente, non tenendo conto delle probabilità che l'ambiente circostante influisca su di esso... >> ed aumentando la stretta del proprio pugno il gesso venne sbriciolato.
<< Dunque come possiamo fare per tenere in considerzione ogni evento possibile...è impossibile! >> esclamai alzandomi dalla sedia, avevo come l'impressione che tutto quello che mi era stato detto dal professore fosse crollato inesorabilmente dopo quelle ultime parole, del resto non era possibile prevedere ogni possibile cambimento dell'ambiente circostante!
<< Impossibile... >> Marnelli abbassò lo sguardo e sospirò profondamente << lo sapevo che anche tu, come tutti, avresti affermato questo...non sei poi tanto diverso da coloro che, mio caro, reputi diversi...prima di dire certe cose non è meglio ascoltare un discorso fino alla fine? Magari potresti venire a conoscenza di cose che nemmeno immaginavi! >> e, così dicendo, si mosse verso il lato della stanza opposto alla porta dalla quale eravamo entrati, qui vidi un'altro piccolo uscio scuro, Marnelli fece per aprirlo ma si girò verso di me,
<< Dunque? Non vuoi che l'impossibile divenga possibile? Io sono al lavoro proprio per questo! >> e, così dicendo, prese a ridere di gusto quindi oltrepassò la soglia della piccola porticina, dopo poco udii rombare la sua voce proveniente dalla scura stanza nella quale era scomparso << Vieni! >>, a questo punto mi affrettai a raggiungerlo.
Non appena fui entrato vidi, nell'oscurità, una piccola fiammella che illuminava debolmente il viso del mio amico, il qule sembrava impegnato nel fare qualche cosa, ma non capii bene che cosa stesse facendo, pareva quasi che stesse riparando chissà quale marchingegno ma non riuscii ad indentificarlo,
<< Professore? Che cosa sta facendo? Non crede che sarebbe bene accendere la luce? >> domandai nervosamente ma egli non mi rispose,
<< Professore? >> ripetei ma ancora non ricevvetti alcuna risposta, alchè decisi di avvicinarmi di mia spontanea volontà.
Allungai il piede destro con molta attenzione, cercando di fare il meno rumore possibile, poi seguii il piede sinistro, schiacciai un oggetto di metallo il quale emise un debole rumore tintinnante ma il professore non sembrava si fosse accorto di nulla, dopo qualche istante fui accanto a quest'ultimo il quale non accennava a spostarsi da quella posizione, piegato in avanti, illuminato dalla luce del proprio accendino, affaccendato a trafficare su un oggetto misterioso.
<< Marnelli.. >> dissi a bassa voce, appoggiando la mano sulla sua schiena, non mi aspettavo di certo quella reazione ed in effetti ne fui addirittura spaventato, il professore si alzò di scatto si volse verso di me urlando,
<< Che modi sono questi?! Ti sembra buona cosa avvicinarti così...come un ladro, un animale feroce che avanza sottovento e senza far rumore per sorprendere la povera preda indifesa? >>
<< Non credevo...scusami...ti ho chiamato diverse volte ma sembrava non mi sentissi! >> cercai di difendermi,
<< In effetti è così! Non ti sentivo...stavo facendo un piccolo esame alla mia macchina e mi sono distratto >>
<< Macchina? >> chiesi, ero molto curioso di sapere che cosa il manto dell'oscurità cellasse ai miei occhi, già fremevo nel sapere cosa fosse,
<< Sì, una macchina per traslare le particelle secondo una logica chiusa...io riesco a traslare ogni particella, riesco a farlo...ma c'è un problema! Quello di cui ti parlavo prima...se voglio traslare il gesso nel futuro, lo ritroveremo come sarebbe se l'ambiente circostante non avesse avuto alcun effetto su di lui...per quanto riguarda il passato sono ormai giunto ad una sperimentazione avanzata, ma fino a quando il progetto non sarà completo, quando non troverò una soluzione al problema del futuro, non posso fare alcun viaggio nel tempo... >> concluse egli con voce stanca,
<< Viaggio nel tempo?! >> ripetei con grande eccitazione << a questo punto, potresti tornare indietro nel tempo con la macchina che sta qui davanti a noi e di cui vedo unicamente e poco chiaramente i contorni? Strabiliante! >> non riuscivo più a trattenere la mia gioia, finalmente mi stavo avvicinando alla mèta che mi ero prefissato, cambiare quello che, in questo mondo, non mi piaceva,
<< Strabiliante...di sicuro...ma ancora non si può utlizzare, il futuro mi è ignoto...dovremo aspettare ancora, ma tu, spero, mi aiuterai, non è così? >>
<< Non rimangio la parola, io ti aiuterò...non sono mai stato così vicino al traguardo, mi accorgo ora che ho seguito una pista differente, accidentata, ma finalmente vedo dinanzi a me la striscia bianca che devo attraversare e se è solo una buca che mi divide dalla fine...non vedo l'ora di mettermi al lavoro per riempirla! >> ero all'apice della felicità,
<< Benissimo, ora ti mostrerò il frutto dei miei lavori...ecco! Ho trovato l'interruttore...ora ti mostrerò la macchina del tempo! >> udii un leggero click provenire dalla sagoma che avevo di fronte, su di questa si accesero molte luci le quali illuminarono l'intera stanza, finalmente capii perchè il professore non avevo acceso l'interruttore della corrente quando era entrato dalla porta, semplicemente perchè tutte i fili elettrici convergevano nella macchina, una specie di grande ragno all'interno della propria tela; la macchina era semplicemente la più straordinaria accozzaglia di ferro e luci che avessi mai visto, come forma assomigliava molto ad un grosso letto, due coppie di gambe scendevano dagli angoli, ognuna di esse pareva avere un qualche propulsore alla base, circa a metà di queste vi era un articolazione, probabilmente serviva a permettere il movimento. Sopra le quattro gambe pesava il corpo del veicolo, questo era praticamente diviso in due parti, la prima, all'estremo alto, era la cabina dei piloti, una spessa vetrata lo divideva dall'esterno, al cui interno potei vedere due comodi sedili rosso fuoco e dietro ad essi, due piccoli poster (non riuscii a capire che cosa vi fosse rappresentato); la seconda parte del corpo, invece, si sviluppava per tre quarti della lunghezza, l'unica cosa che notai era la parola che sopra di questa era stata incisa: IMPOSSIBILE?; mi sfuggì un piccolo riso che, però, venne colto dal mio amico,
<< Cosa di tutto questo ti fa ridere? Dimmi, così che anche io possa divertirmi... >> disse allargando le braccia come abbracciare la macchina che ci stava dinanzi,
<< Nulla...perdonami, ma quell' "IMPOSSIBILE?" sulla macchina mi ha fatto sorridere...ma non te ne curare! Piuttosto fammi sapere qualche cosa circa il funzionamento di questa marchingegno! >> dissi appoggiando il palmo della mia mano detra su una della gambe del veicolo,
<< Come vuoi...dobbiamo entrare all'interno, per fortuna che l'ho costruita per due persone...sai avevo un assistente fino a qualche mese fa, poi, però, è morto misteriosamente nella sue dimora... >>
<< Mi dispiace molto...in effetti credo di avere sentito parlare, se non sbaglio è quello strano caso di Thomas J. Morton, sbaglio? >> Marnelli annuì, << ..a quanto ricordo pare sia stato trovato morto rannicchiato dentro la sua vasca da bagno, davvero orribile! >>, il professore emise un lungo sospiro poi disse,
<< Era davvero un bravo ragazzo, veniva dall'America e con lui ho trascorso gli ultimi tre anni, abbiamo lavorato moltissimo al progetto T.P., traslazione particelle, ma due settimane fa è accaduto l'irreparabile...è stata davvero una fortuna averti trovato! >> e mi strinse le spalle sorridendo con lo stesso sguardo che un padre rivolge al figlio per consolarlo,
<< Ne sono onorato... >> risposi,
<< Basta, amico mio, parlare di queste cose...andiamo, ti devo mostrare come si attiva questo tesoruccio...vieni, vieni... >> mi guidò fino alla parte posteriore della macchina nella quale vi era un'apertura, lo sportello di chiusura era poggiato a terra e fungeva da scala per entrare all'interno,
< Molto funzionale > pensai; Marnelli mi precedette e, quando fui anche io entrato, il professore chiuse lo sportello alle mie spalle,
<< Ora stai molto attento...quello che vedi qua davanti serve ad accendere i motori della macchina, ho dovuto prendere tutta l'energia di cui disponevo in questa stanza per averne abbastanza, come avrai notato tutti i cavi elettrici si portano alla macchina...questo, invece.. >> mi indicò un grosso bottone blu << serve per aprire e chiudere il portellone d'entrata e di uscita...l'ho appena schiacciato per chiudere la cabina dopo che anche tu sei entrato...ed infine questo è il computer di bordo, basta immettere l'equazione di traslazione ed il gioco è fatto, come ti ho già spiegato, però, esso va fatto unicamente verso il passato in quanto l'unico futuro che vedresti è quello di un mondo nel quale ogni elemento non ifluenza l'altro...un mondo fittizio... >> mentre ascoltavo queste parole mi pareva di essere il protagonista di una storia di fantascienza, magari lo ero davvero, magari era tutto un sogno ma davvero, allora, desideravo di non svegliarmi, ad un tratto udii nuovamente le parole di Marnelli,
<< Ci siamo capiti? >> mi domandò l'uomo battendo la sua mano sulla mia spalla,
<< Certo, certo... >> risposi con fermezza anche se, a dire il vero, non avevo udite le sue ultime parole,
<< Molto bene...è ora di scendere! >> disse alzandosi velocemente, io, invece, mi sentivo come se fosse ormai giunto il momento nel quale torno alla realtà, quando odo mia moglie arrivare con la colazione, con una tazza di latte fumante e dire << Buon giorno! >> ed io, accortomi che tutto quello che ho visto null'altro era se non un sogno, mi dirò < Ci credi ancora a queste bambinate? > ed è per questo che esitavo ad alzarmi dalla poltrona, esitavo a muovermi, sentivo Marnelli darmi qualche colpetto sulla spalla ma io non volevo uscire,
<< Non è un sogno...domani potrai venire ancora qui, è il momento di separarci ma stai tranquillo, quel traguardo non si allonterà di certo nè tantomeno se ne andrà del tutto...c'è del lavoro da fare ed io ho già scelto te come mio nuovo aiutante...quando sorgerà il sole, se vorrai, il mio laboratorio sarà aperto, vieni pure >> mi tranquillizzò il professore quasi come se avesse letto nei miei pensieri,
<< Domani mattina sarò qui... >> annunciai voltando il capo e, finalmente, mi alzai.
Dopo poco fummo nuovamente fuori dalla macchina del tempo, guardai l'orologio e decisi che sarebbe stato meglio andarmene, dopo aver compreso che effettivamente quella che stavo vivendo era la realtà e con la prospettiva che il giorno seguente sarei di nuovo tornato al laboratorio di Marnelli, non mi sembrò più cosa terribile allontanarmi da lì,
<< Allora io vado...non voglio arrivare in ritardo a casa...ci vediamo domani! >> e quindi mi congedai alzando la mano, il professore rispose al saluto e, subito, si mise a scrivere alla lavagna.
Mi misi in macchina e mi diressi verso casa; durante tutto il tragitto la mia mente era concentrata su come risolvere il "problema futuro", un qualche metodo doveva pur esserci anche se in un primo momento poteva sembrare impossibile ma come aveva più volte sottolineato Marnelli, l'impossibile è solo uno stato d'animo che si affianca e prende il posto della poca volontà e dell'indolenza nel sforzarsi troppo, è impossibile scalare l'Everest quando chi ci prova non è abbastanza volenteroso, quando la fatica diventa troppa ci si nasconde dietro un "è impossibile" per cercare di salvare la faccia; bene a me non importava di salvare la faccia, io quell'impossibile volevo renderlo possibile. Ogni metro di strada che scivolava via mi vedeva intento a cercare una qualche soluzione a quel problema.
Quando ancora ero meditabondo giunsi alla mia umile dimora, scesi dall'auto e velocemente entrai in casa, salutai debolmente la mia famiglia e mi chiusi nel mio studio per rimanere un poco da solo con me stesso, sperando in questo modo di trovare un modo per ovviare a quell'ostacolo.
Rimasi praticamente tutta la notta sveglio per quel motivo, tanto che più volte mia moglie venne a bussare per chiedere come stessi (ed io puntualmente le urlavo di non disturbarmi); ad un certo punto mi cadde di mano la penna con la quale stavo giocherellando, la quale rotolò per tutta la scrivania e, quindi, cadde a terra,
<< Ma certo! >> gridai dopo aver visto ciò.
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Johan Razev
[Modificato da Johan 15/06/2004 21.16]