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ATLANTIDE

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    Gufo Astrale
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    00 01/09/2004 01:16
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    ATLANTIDE
    Un'affascinante ma inattendibile teoria, "dimostrata" con elementi di mitologia, controversi reperti archeologici, confuse teorie geologiche e ipotesi spaziali, ha fatto la fortuna di molti scrittori portati a identificare nel cosiddetto "muro di Bimini" le vestigia del continente perduto; (costituito da enigmatici lastroni di roccia nei fondali al largo della Florida che sembrerebbero essere stati sagomati dall'uomo).
    Ma se l'ipotesi del continente perduto nell'Atlantico ha finito per dilagare sui giornali "popolari" o "esoterici", con l'inevitabile corollario di scontri cosmici o esplosioni di navi extraterrestri, ben altra accoglienza ha avuto nel mondo scientifico la teoria che localizza Atlantide nel Mediterraneo occidentale, più precisamente nell'arcipelago delle Cicladi, in un'area occupata oggi dall'isola di Santorini.

    Che Santorini fosse tutto ciò che rimaneva di un'isola molto più vasta distrutta da una catastrofica esplosione vulcanica, era cosa nota da tempo: si sapeva che dall'antica Thera erano stati eruttati ben 18 chilometri cubi di magma e che, come è successo in tempi recenti a Krakatoa, la sua esplosione non lasciò che uno spezzone di roccia annerita. Negli anni Settanta, però, il metodo del radiocarbonio ha permesso di datare, con un margine d'errore molto ridotto, un tronco rinvenuto sepolto nella cenere vulcanica: l'eruzione doveva essere avvenuta nell'anno 1456 a.C.

    Questa data collimava con quella espressa in un'ipotesi elaborata qualche anno prima da Angelos Galanopulos: analizzando alcuni episodi riportati dalla Bibbia (i "tre giorni di buio", per esempio, i terremoti, o la divisione delle acque del Mar Rosso), il geologo greco era giunto alla conclusione che in quell'anno un'esplosione vulcanica doveva aver interessato tutto il Mediteranno orientale. Secondo Galanopulos, infatti, nelle numerose trascrizioni del testo di Platone si era verificato un errore che aveva moltiplicato per dieci le cifre originariamente riportate: l'area di Atlantide, quindi, finiva per identificarsi con quella di Thera e, leggendo 900 anni al posto di 9000 anni, anche il periodo della scomparsa di Atlantide finiva per coincidere con l'epoca dell'eruzione che aveva distrutto l'isola.

    A dare ulteriore autorevolezza a questa ipotesi, venne il ritrovamento, a Santorini, di un misterioso affresco che giaceva sotto strati di cenere vulcanica: esso raffigura un'isola, verde di piante e di colture, ricca di animali, popolata da una civiltà ricca, con sfarzose città e un intenso traffico di navi, attraversata da corsi d'acqua concentrici.
    E' una figura che ricorda molto la descrizione che Platone fa di Atlantide: ordinata in cerchi concentrici nei quali si alternavano i canali del porto e le strade che costeggiano sontuosi palazzi, ricca di commerci, e fiorente per la natura amica.
    Dopo accurati studi, nel 1973 la geologa Dorothy Vitaliano sottolineò come la topografia di Atlantide descritta da Platone si adattasse perfettamente a quella che doveva essere la conformazione di Thera: una caldera creatasi a seguito di un'eruzione vulcanica di molti secoli prima.
    Finalmente i tasselli del mosaico di Atlantide cominciavano a delineare un'ipotesi convincente: la distruzione di Thera, principale base navale dell'impero minoico, e il conseguente maremoto che si era abbattuto su Creta e sulle coste del Mediterraneo centro-orientale, aveva determinato dapprima il declino poi la scomparsa della civiltà minoica e della sua supremazia sul Mediterraneo, e la conseguente ascesa di Micene. Quest'evento vulcanico sconvolgente, avrebbe dato origine, insieme al mito di Giasone e del Minotauro, alla leggenda narrata da Platone, e a quelle citate nella Bibbia.

    Va da se che i fautori del continente perduto nell'Atlantico contestano vivacemente l'identificazione di Atlantide con Thera. Le loro argomentazioni sono molte e, in qualche caso, convincenti. La principale è che la localizzazione nel Mediterraneo del continente perduto - ipotesi che degraderebbe Atlantide al rango di una banale isoletta - giustificata secondo il mondo accademico dal fatto che Platone poneva quella terra sotto la protezione di Poseidone ed Eracle (divinità associate all'Egeo), non risulterebbe credibile, come inverosimile sarebbe la pretesa di ridurre a un decimo le cifre riportate da Platone per far coincidere la data dell'eruzione con quella dell'Esodo dal-l'Egitto, un avvenimento che, tra l'altro, secondo recenti ricerche, avrebbe avuto luogo non già nel 1470 a.C. bensì 150 anni prima.

    La stessa dinamica dell'eruzione di Thera, così come viene documentata dagli scavi archeologici, escluderebbe quella repentinità della catastrofe tramandataci da Platone: nelle case riportate alla luce a Santorini, ad esempio, non si sono trovati resti umani, nessun gioiello nè altri oggetti di valore, come se gli abitanti avessero avuto tutto il tempo di raccogliere i loro beni prima di fuggire.

    Utensili e scorte di viveri sono stati invece rinvenuti negli scantinati di alcune case, forse messi lì per proteggerli dalle scosse: una circostanza che indicherebbe una certa dimestichezza degli abitanti di Thera coi terremoti.

    Molto probabilmente l'eruzione fu preceduta da un progressivo e lento bradisismo e da terremoti protrattisi per settimane, forse per mesi, che spinsero la popolazione ad abbandonare progressivamente l'isola. Dopo questa prima fase, la crisi vulcanica deve essersi acquietata: questo deve aver attirato nuovamente sull'isola la popolazione che riparò i danni e riprese la vita di sempre.

    Le testimonianze di questo ritorno sono ancora visibili negli scavi di Akrotiri, nella parte meridionale di Santorini: una via riaperta, macerie raccolte in ordinati cumuli, la cornice di una finestra ingrandita per farne una porta, un focolare improvvisato in una casa, la vasca per le abluzioni trascinata sin sul tetto, forse per raccogliere l'acqua piovana... L'opera di ricostruzione, però, dovette interrompersi a seguito della ripresa dell'attività vulcanica: verosimilmente, la popolazione abbandonò per sempre Thera, e probabilmente raggiunse Creta.

    Fu a questo punto che iniziò la fase parossistica dell'eruzione, con un'impressionante sequenza di fenomeni che, ancora oggi, è possibile leggere negli strati di lava accumulati nella cava a sud della cittadina di Fira, al centro dell'isola. Dapprima l'eruzione produsse una pioggia di pomici, poi piovvero massi più rossi e infine la caratteristica pomice rosa che ha reso celebre Thera.
    Quindi il vulcano esplose: un getto di materiali compressi e di gas surriscaldati raggiunse la stratosfera, lanciato verso l'alto a una velocità superiore ai 2.000 chilometri orari: i boati furono certamente uditi in un'area che va dall'Africa centrale alla Scandinavia, dal Golfo Persico a Gibilterra. In un raggio di centinaia di chilometri, le ceneri in sospensione trasformarono il giorno nella notte più cupa, e probabilmente alterarono albe, tramonti e condizioni meteorologiche in ogni parte del mondo.

    La violenta espulsione di un'immensa quantità di magma aveva svuotato il gigantesco
    bacino magmatico sottostante l'isola, provocando il crollo dell'edificio vulcanico; miliardi di metri cubi d'acqua marina si precipitarono nell'abisso incandescente: la repentina vaporizzazione dell'acqua deve aver scatenato una serie di esplosioni titaniche che hanno scardinato ciò che restava dell'isola, sollevando immense ondate, montagne d'acqua alte - probabilmente - più di 60 metri, che attraversando tutto il Mediterraneo andarono a schiantarsi sulle coste di Creta, o sulle spiagge dell'Egitto, ancora più distanti.

    Fu questa la fine di Atlantide? Non è ancora stata detta la parola conclusiva su questo mistero che da secoli affascina l'umanità, ma forse, possiamo far nostre le parole di un grande narratore: "E' bene che Atlantide resti un mistero. E' giusto che l'uomo, guardando l'oceano, si inquieti pensando a un lontano e imperscrutabile regno inghiottito in un giorno e in una notte dalle acque e dal fuoco. All'orgoglioso sogno di un'eternità infranta dal risveglio della Natura. Le civiltà nascono, crescono e, infine, muoiono. Prepariamoci a questo. Atlantide non è mai esistita. E' in ogni luogo".

    "Da sempre si sono ripetute delle catastrofi [..] e ce ne saranno sempre anche in futuro, le più gravi per causa di acqua e di fuoco. Un tempo [..] al di là di quello stretto che voi chiamate le "Colonne d'Ercole" si trovava un isola, più grande dell'Asia e della Libia messe insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da queste alla terraferma di fronte. [..] Quest'isola di nome Atlantide [..], nel giro di un giorno e di una notte terribili, scomparve negli abissi".
    I frammenti del testo di Platone che riporta una storia tramandata da Solone, il quale, a sua volta, l'aveva appresa da sacerdoti egizi, così come sono giunti a noi occupano meno di 20 pagine stampate; eppure, fino a oggi sono più di 25.000 i libri pubblicati nei quali si cerca di decifrare il mistero di Atlantide, quale catastrofe ne abbia provocato la scomparsa (anche se, come abbiamo già accennato, non è ancora stata ancora organizzata alcuna seria ricerca interdisciplinare, o una spedizione scientifica degna di questo nome, per scoprire le vestigia del "continente perduto"). oi terremoti.

    Uno dei motivi dello scetticismo del mondo accademico nei riguardi di questo argomento è probabilmente da ricercare nella fortuna editoriale che hanno conosciuto non pochi "divulgatori" di Atlantide, localizzata nei luoghi più diversi, in Svezia secondo Olaus Rudbeck, in Sudafrica secondo Gaspar Kirchmair, nel Mar Glaciale Artico secondo Silvain Bailly, in Armenia secondo Desliles de Sale, a Ceylon secondo Byron de Prorock, e in qualche caso presentata, addirittura, come la testa di ponte di una civiltà extraterrestre. Naturalmente non abbiamo la pretesa di dire la parola conclusiva su una questione così controversa; ci limiteremo, perciò, a presentare le due interpretazioni più plausibili e che riscuotono il maggior credito negli ambienti scientifici ufficiali: entrambe addebitano la scomparsa di Atlantide a un'eruzione vulcanica, un evento che può scatenare energie immense, basti pensare, per esempio, che l'esplosione del 18 maggio 1980 che spaccò in due il vulcano St. Helens nello stato di Washington, liberò in appena 9 ore un'energia equivalente a quella di 27.000 bombe atomiche del tipo di quelle esplose a Hiroshima, quasi una ogni secondo, per 9 ore di seguito.

    E questa va considerata, tuttavia, ben poca cosa rispetto a eruzioni ancora più apocalittiche come quelle del Krakatoa, nel 1883, o del Katmai, nel 1912, che seppellirono territori vastissimi con coltri di ceneri e rocce alte centinaia di metri. Ma anche questi eventi sono soltanto piccoli esempi dell'energia che la Terra ancora possiede: il vulcanismo preistorico superò forse ogni nostra immaginazione e, verosimilmente, la nostra cultura È ancora troppo giovane per comprendere cosa sia veramente capace di fare un vulcano.

    L'interesse del mondo scientifico per il continente perduto risale sostanzialmente al 1898: durante la posa della linea telegrafica transatlantica, uno dei cavi deposto a 2.800 metri di
    metri di profondità su un fondale dell'Atlantico che da allora fu chiamato "platea del Telegrafo", si spezzò. Le sue estremità furono fortunosamente recuperate dall'abisso con particolari attrezzature che, per caso, portarono in superficie anche un pezzo di roccia.
    Qualche anno più tardi, Paul Tremier, direttore dell'Istituto Oceanografico di Francia, tenne a Parigi una conferenza che fece scalpore: quella roccia amorfa, dalla struttura non cristallina, era di chiara origine vulcanica ma aveva una particolarità: non si era solidificata in acque profonde bensì all'aria aperta; doveva provenire, cioè, da un vulcano con uno sbocco al di sopra del livello del mare. Essa, inoltre, aveva bordi taglienti, non ancora smussati dall'erosione marina: analizzandone il profilo, Tremier aveva stimato che non dovesse avere più di 15.000 anni. Ulteriori prelievi sottomarini confermarono che lo stesso tipo di roccia era presente in un area vastissima di quei fondali atlantici.

    La prima ipotesi su Atlantide prese così forma: seguendo pedissequamente le asserzioni di Platone, il continente scomparso si sarebbe trovato al di là dello stretto di Gibilterra, in quell'oceano che ne ha preso il nome; esso sarebbe stato lungo 550 chilometri, largo 370 e sormontato dal vulcano Atlante, identificato nell'attuale Pico Alto delle isole Azzorre. E' un'ipotesi che spiega molte coincidenze che ancora oggi lasciano stupefatti gli studiosi, come le affinità culturali, architettoniche, linguistiche e biologiche dei popoli che si affacciano sulle due sponde dell'Atlantico.

    L'improvvisa scomparsa di Atlantide, poi, avvenuta, secondo Platone, intorno al 9000 a.C., giustificherebbe eventi di difficile spiegazione quali, ad esempio, la fine della glaciazione in Europa (non trovando più un ostacolo nel continente perduto, infatti, la calda corrente del Golfo avrebbe raggiunto le coste atlantiche europee determinando il progressivo scioglimento dei ghiacci) o la periodica migrazione delle anguille verso il Mare dei Sargassi (dove un tempo lontano avrebbe dovuto trovarsi l'estuario di un grande fiume).

    Ben presto il mondo accademico si divise clamorosamente tra chi asseriva che si era finalmente trovata la prova scientifica dell'inabissamento di Atlantide e chi, invece, sosteneva che quelle rocce magmatiche ritrovate sui fondali atlantici provenivano dalle coste islandesi, inglobate da iceberg che si erano poi sciolti. La polemica si stava sedando quando le trivellazioni effettuate dalla nave oceanografica Gauss nella cosiddetta "fossa di Romanche" a sud delle Azzorre, a una profondità di 7.300 metri, rivelarono la presenza di strati di argilla rossa contenenti numerosi fossili di globigerine, cioè di protozoi microscopici che normalmente vivono in profondità comprese tra i 2.000 e 4.500 metri.

    A rigor di logica, quindi, quello strato di sedimenti argillosi doveva essere sprofondato, in un'epoca relativamente recente, di almeno 2.800 metri: lo stesso valore trovato da Paul Tremier per la platea del Telegrafo. Da allora non pochi studiosi, analizzando altre caratteristiche dei fondali atlantici, hanno ipotizzato il recente inabissamento di un continente. Altri, tuttavia, li hanno seccamente smentiti: ribadendo la validità della teoria della tettonica a zolle, derivata dall'ipotesi della deriva dei continenti espressa da Alfred Wegener nel 1915, essi escludono categoricamente la possibilità che un territorio vasto come quello descritto da Platone possa essere mai esistito in quell'oceano.

    In realtà l'improvviso inabissamento di un isola vulcanica di medie dimensioni avvenuto in un recente passato non è da escludere, anzi, è da ritenersi probabile: lo dimostra la repentina comparsa, nel 1931, di due isolette vulcaniche al largo del Brasile, inabissatesi già nell'anno successivo mentre le diplomazie internazionali erano all'opera per rivendicare diritti territoriali.

    Problema di tutt'altra portata, invece, è la scomparsa di una massa continentale come quella descritta da Platone: in questo caso, un'eruzione vulcanica - almeno come la conosciamo oggi - non può essere considerata l'unica causa di un così immane evento. Bisogna spingersi più in là con la fantasia, e immaginare un qualcosa di ancora più catastrofico: l'impatto di un asteroide, per esempio, che squarciando la dorsale atlantica avrebbe fatto scomparire Atlantide nel sottostante mare di fuoco.

    Per salvaguardare la privacy degli autori, non si citano le fonti, chiunque ne abbia bisogno, puo trovare gli articoli sul WEB

    Volare oh oh...
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    THANEdalledueSPADE
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    00 13/11/2004 13:13


    Atlantide, tra mito e realtà...



    Un antico mito, una storiografia certa, un mistero che continua per secoli. Ma le prove alle volte sono evidenti, e chi credeva che fosse una leggenda forse deve ricredersi leggendo questo nuovo numero di Pal-files

    Il più antico riferimento ad Atlantide ci viene da Platone e risale al VI sec. a. C.: "Al di là di quello stretto di mare chiamato "le Colonne d'Ercole", si trovava allora un'isola più grande della Libia e dell'Asia messe insieme,
    e da essa si poteva passare ad altre isole, e da queste isole alla terraferma di fronte (...). In quell'isola chiamata Atlantide v' era un regno che dominava non solo tutta l'isola, ma anche molte altre isole nonché alcune regioni del continente al di là: il suo potere si spingeva, inoltre, al di qua delle Colonne d'Ercole; includendo la Libia, l'Egitto e altre regioni dell'Europa fino alla Tirrenia".
    Nel libro del filosofo, Crizia, suo parente, racconta che, nel 590 a. C. Solone, un legislatore dell’antica Grecia, si recò a Sais, a quel tempo capitale d’ Egitto e, parlando con i Sacerdoti di Iside, delle antiche tradizioni greche e del livello evolutivo di questo popolo, gli furono svelati dei segreti su un’antica isola chiamata Atlantide, distrutta 9.000 anni prima e inabissatasi nell’oceano, di cui possedevano numerosi scritti. Il livello di conoscenze di questo antichissimo popolo era talmente alto che, al confronto, i Greci sembravano dei fanciulli. I Sacerdoti spiegarono che l' isola di Atlantide era più grande della Libia e dell’Asia messe insieme. Platone poi, racconta che la scomparsa di questa terra avvenne nell’arco di un giorno e una notte a causa di un grandissimo cataclisma che ne distrusse il popolo e la grandezza. E’ proprio da questo scritto di Platone che sono iniziati gli studi e le ricerche sulla veridicità dell’esistenza di Atlantide. Dalle descrizioni riportate sugli antichi scritti e dagli studi successivi, ne emerge la seguente teoria: circa 10.000 anni fa, esisteva una terrà posta tra le Azzorre e le Bahamas, di forma rettangolare, che si estendeva per 540x360 kmq ed era circondata su tre lati da montagne che, proteggendola dai venti freddi, ne facevano una terra mite con un clima ottimale per la crescita di animali e piante. Verso sud le montagne si diradavano aprendo un grande varco verso il mare. Proprio in questa zona sorgeva la città principale: ”Atlantide”, circondata da una cerchia di mura di 71 km e protetta, nel suo interno, da ulteriori cerchi d’acqua e di terra. Gli abitanti della città di Atlantide vivevano in un raggio di 5 kmq., ben protetti da eventuali attacchi nemici. Il popolo infatti era molto violento ed aveva sottomesso tutti gli altri popoli del mondo, divenendo il centro economico e culturale del pianeta. Ciò che rende questa ipotesi probabile e non soltanto una favola, lo sostengono l'abate Charles-Etienne Brasseur che rilevò molte analogie tra le civiltà dell’antico Egitto e dell’America Centrale tra cui: alcune leggende, le piramidi, l’imbalsamazione, le affinità linguistiche e la divisione dell’anno in 360 giorni. Deve esserci stato un contatto tra queste civiltà oggi così distanti. L’esistenza di Atlantide e la sua posizione geografica, spiegherebbero queste analogie. Altra op era, tra le più popolari sulla leggenda di Atlantide è Atlantis, the Antediluvian World ("Atlantide, il mondo antidiluviano") dell'americano Ignatius Donnelly (1882).Secondo Donnelly, Atlantide era il biblico Paradiso Terrestre, e là si erano sviluppate le prime civiltà. I suoi abitanti si erano sparpagliati in America, Europa e Asia; i suoi re e le sue regine erano divenuti gli Dèi delle antiche religioni. Poi, circa tredicimila anni fa, l'intero continente era stato sommerso da un cataclisma di origine vulcanica. Otto Muck, autore de I Segreti di Atlantide, ha ricostruito con complessi calcoli basati sul calendario Maya addirittura il giorno esatto della catastrofe: il 5 giugno dell 8498 a.C.. Esistono inoltre, dei manufatti non attribuibili a civiltà note ritrovati in America e in Africa. Nel 1898 una nave, nel tentativo di recuperare un cavo che si era spezzato a nord delle Azzorre, portò in superficie frammenti di una lava vetrosa che si forma esclusivamente sopra il livello delle acque e in presenza dell' atmosfera: questa è un’ulteriore conferma dell'ipotesi di immensi inabissamenti di isole e forse di interi continenti. Ma se Atlantide è realmente esistita, perché è scomparsa? E tutte le conoscenze di questo popolo dove sono finite? Potrbbero essere ancora ritrovati gli antichi scritti di cui parlavano i Sacerdoti egiziani? Alcuni sostengono che il continente di Atlantide sia stato vittima di quattro grandi cataclismi che ne hanno cancellato completamente la storia. Il primo sarebbe avvenuto circa 800.000 anni fa, con il rovesciamento dei poli. Quest’evento avrebbe attaccato la massa terrosa che costituiva Atlantide e le inondazioni provenienti da nord ne avrebbero ridotto i margini. Il secondo cataclisma risale a circa 200.000 anni fa e sarebbe stato causato da una grande eruzione vulcanica. Il terzo, ancora di origine vulcanica, avrebbe diviso la terra in due isole: Routo e Daitya. Il quarto avrebbe avuto luogo nel 9.564 a.C.. In questo periodo Atlantide era già ridotta ad un’unica isala: Poseidone, che, con l’inizio dello scioglimento dei ghiacci, fu inghiottita dall’innalzamento del livello del mare e scomparve per sempre. Ma c’è anche un’altra teoria sulla scomparsa di Atlantide e sul cataclisma che modificò il corso della storia dell’umanità: la caduta sulla Terra di un asteroide o forse di una seconda luna che, circa 10.000 anni fa, orbitava intorno al nostro Pianeta. Di questa grande palla di fuoco ne parla anche Plinio ne “La storia naturale” -libro II, 91- ”Una ( cometa ), tremenda, fu sperimentata dai popoli d'Etiopia e d'Egitto, e le diede il suo nome Tifone, re di quei tempi: aveva un aspetto infuocato ed era ritorta a forma di spirale, truce già a vedersi, più un nodo di fiamme, per così dire, che una stella.” La scomparsa di un continente modificò le correnti oceaniche, mutando i climi e creando nuove zone desertiche e nuove glaciazioni. L’onda d’urto e la marea che si formò, distrusse le città delle coste e molte delle città interne. Si sarebbe creato inoltre, un altissimo livello di radiattività per il forte impatto, simile allo scoppio contemporaneo di numerose bombe H. La polvere sollevata, avrebbe poi causato l’oscuramento del Sole per molti anni, con danni infiniti sui raccolti, sul clima e sugli uomini. Se Atlantide fosse stata distrutta nell’arco di 24 ore, come descrive Platone, e se con la terra venne distrutta anche la civiltà che dominava il mondo di 10.000 anni fa, il Pianeta si sarebbe trasformato in un territorio di guerre fra barbari, in lotta per il potere. Anche il diluvio universale sarebbe stato la conseguenza di questa catastrofe. Tutte le culture del mondo parlano infatti, più o meno nello stesso modo, di un enorme diluvio che sconvolse gli equilibri naturali del mondo. I superstiti si sarebbero poi sparsi in America centrale e meridionale, in Africa occidentale e nel Mediterraneo. L’evoluzione non sarebbe avvenuta prima di 5 o 6 mila anni dopo, il tempo utile a cancellare e trasformare in leggenda ogni traccia rimasta. Inoltre, se anche gli egiziani fossero stati i successori degli atlantidei, erano in pochi e non avevano la forza di sottomettere alle loro conoscenze, tutti gli altri popoli del mondo. Semra comunque che qualche traccia, forse oncora non scoperta o ancora intraducibile ai nostri occhi, sia stata lasciata da “coloro che sapevano”, attraverso un linguaggio che l’uomo potrà, se lo vorrà, sempre comprendere: il linguaggio delle stelle e dell’astronomia. Il segreto di Atlantide è quasi sicuramente nascosto in Egitto, tra le antiche piramidi: John A. West, Graham Hancock e Robert Bauval sostengono, nei loro libri, che l'altopiano di Giza, in Egitto, sia in realtà un grande segnatempo indicante anche lo Zep-Tepi : l'età dell'oro egiziana (circa 10.000 a.c.). Un sensitivo inoltre, sostiene che, nella piramide di Cheope, esistono altri passaggi e c’è una stanza segreta dove sono stati nascosti i documenti di Atlantide giunti agli antichi egizi. Magari qualcuno sa, ma non vuole diffondere all’umanità le proprie conoscenze. Forse perché le nostre certezze potrebbero perdersi, così come 10.000 anni fa si perse per sempre, negli abbissi dell’oceano, il popolo di Atlantide.

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    m.harlock
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    00 16/11/2004 12:58


    Cipro: ricercatore americano scopre resti di Atlantide








    Nicosia, 15 nov. (Adnkronos) - Robert Sarmast, ricercatore americano indipendente, sostiene di aver scoperto il luogo dove sorgeva Atlantide. La citta' mitologica descritta da Platone sarebbe adiagiata sui fondali del Mediterraneo, a 1.600 metri di profondita', tra Cipro e la Siria, secondo quanto riportano i media locali. Sarmast ha ritrovato in fondo al mare tracce di strade, fognature e mura identiche a quelle descritte da Platone per la citta' che fu devastata dal cataclisma 9500 anni prima di Cristo. Per ulteriori ricerche sul sito, a 80 chilometri sudest di Cipro, secondo il ricercatore serviranno 250mila dollari.


    [Modificato da m.harlock 16/11/2004 12.58]

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    m.harlock
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    00 16/05/2005 20:49
    L'Atlantide era la Sardegna ? L'UNESCO discute la tesi di Sergio Frau.

    La Sardegna era la mitica Atlantide? Dove erano le Colonne d' Ercole? Queste erano le domande poste da Sergio Frau nel libro 'Le Colonne d'Ercole. Un'inchiesta", uscito nel 2002. Le tesi di Frau sono diventate ora oggetto di un vertice Unesco con la partecipazione di archeologi di fama internazionale.

    Si continua a scrivere nuovi capitoli su la mitica Atlantide...

    Dove erano le Colonne d'Ercole? La Sardegna e' la mitica Atlantide? Le domande poste da Sergio Frau con il libro 'Le Colonne d'Ercole. Un'inchiesta', uscito nel 2002 sono diventate ieri oggetto di un vertice alla sede dell'Unesco, a Parigi, in presenza di archeologi di fama internazionale. Al dibattito, che non cessa di incuriosire il mondo scientifico, e' correlata la mostra fotografica 'Atlantika. Sardegna, isola del mito', che rivisita la storia antica dell'isola sulle orme dell'inchiesta di Frau. ''Mi sembra un miracolo l'interesse internazionale che la mia tesi sta suscitando'' ha dichiarato, con l'entusiasmo e la passione che lo caratterizzano, il giornalista romano di origine sarda, prima di raccontare come e' nata la sua idea. ''La mia e' la storia di un dubbio - afferma - nato il giorno in cui mi sono imbattuto nelle cartine geografiche pubblicate nel '99 dall'Accademico Vittorio Castellani che mostrano com'era il Mediterraneo prima della glaciazione. A quell'epoca la Sicilia e la Tunisia erano separate solo da uno stretto''. Le leggendarie colonne d'Ercole, ipotizza di conseguenza Frau, non sarebbero collocate nello stretto di Gibilterra, ma vicino al Canale di Sicilia. E la Sardegna, terra di nuraghi sommersi sotto cumuli di fango, non sarebbe nient'altro che la mitica isola di Atlantide, che Platone colloca proprio al di la' delle colonne e che sarebbe stata inghiottita dal mare. Frau va oltre: uno tsunami, molto piu' forte di quello che ha colpito il sud-est asiatico lo scorso dicembre, sarebbe all'origine della scomparsa della civilta' nuragica nel 1175 a.C. L'ipotesi si e' andata via via concretizzando attraverso un lavoro di ricerca lungo tre anni e ha finito con l'interessare il mondo scientifico, aizzando polemiche e curiosita' tra addetti e non addetti ai lavori. ''Oggi queste ipotesi appaiono assolutamente verosimili'' ha dichiarato Andrea Carandini, professore di archeologia classica alla Sapienza di Roma. ''Frau prende posizione e pone dei problemi fondati, che ricollocano l'Italia al centro di un problema storico, oltre che geografico, e riconoscono alla Sardegna un ruolo preponderante nel mondo mediterraneo pre-moderno'', ha sottolineato Azedine Beschaouch, archeologo e consigliere scientifico per l'Unesco

    Fonte Culturaweb.it
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    LestatNotturno
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    00 13/11/2009 19:29
    Atlantide, colpa di uno tsunami c'è Santorini dietro alla leggenda


    Un'esplosione vulcanica gigantesca in mezzo al mare, un'onda che viaggia per centinaia di chilometri fino a raggiungere e sommergere una grossa isola dell'arcipelago greco. E' questo l'episodio apocalittico che avrebbe ispirato la leggenda di Atlantide, l'isola scomparsa di cui parlò per la prima volta Platone dei suoi Dialoghi. Secondo uno studio, a provocare l'episodio ispiratore sarebbe stato proprio uno tsunami, l'onda anomala che dal 2006 ci è tristemente familiare e che ha provocato 547 morti in Indonesia e più di 100 nelle isole Samoa.

    Le isole dell'arcipelago di Santorini, 200 chilometri a sud della Grecia, sono oggi ciò che resta di quella che un tempo era un'unica isola, poi distrutta da uno dei più grandi fenomeni vulcanici della storia, la cosiddetta "eruzione minoica di Thera". Le onde si sarebbero diffuse in tutto il bacino dell'Egeo in sole due ore, raggiungendo un'altezza di circa trenta metri, ed entro due giorni sarebbero arrivate anche le ceneri riversate dall'esplosione vulcanica.

    Fu insomma questo uno dei più terrificanti eventi vulcanici mai accaduti, che devastò l'isola di Thera (oggi Santorini) e con lei l'insediamento minoico ad Akrotiri. L'episodio si verificò fra il 1630 e il 1550 a. C. e secondo una ricerca dell'Istituto Interuniversitario di Scienze Marine di Eilat, in Israele, avrebbe ispirato a Platone la storia della civiltà sommersa, un tempo ricchissima e potente.

    "Innanzi a quella foce stretta che si chiama colonne d'Ercole, c'era un'isola. E quest'isola era più grande della Libia e dell'Asia insieme...": con queste parole, nel 421 a. C., il filosofo greco descrisse nel Timeo la leggenda di Atlantide ed è probabile che a impressionarlo sia stata proprio la catastrofe di 1000 anni prima. Gli studosi israeliani hanno infatti scoperto che lo tsunami che colpì Santorini provocò un'onda capace di estendersi per oltre 1000 chilometri, quanto basta per raggiungere le coste israeliane.

    I ricercatori hanno analizzato proprio le spiagge di Israele, scavando a 20 metri sotto il livello del suolo, fino a trovare resti di sedimentazioni risalenti al momento dell'eruzione vulcanica. "Abbiamo ricostruito cosa accadde - spiega a Livescience il geoarcheologo marino Beverly Goodman - e quello che abbiamo trovato sottoterra può essere solo il risultato del deposito provocato da un'onda anomala".

    Una teoria analoga è stata avanzata anche dal giornalista italiano Sergio Frau nel suo libro Le colonne d'Ercole in cui spiega che le colonne di cui parla Platone andrebbero in realtà identificate con il canale di Sicilia, e che dunque l'isola di Atlantide sarebbe in realtà la Sardegna. La scoperta, secondo i ricercatori israeliani, potrebbe in ogni caso aiutare a capire meglio gli tsunami di oggi. Un evento di portata così devastante è infatti non solo in grado di sommergere un territorio ma un'intera civiltà e, conclude Goodman, non è escluso che non possa ripetersi in futuro proprio nel Mediterraneo.

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